Tamburi Neri è un duo formato da Claudio Brioschi e Andrea Barbieri con diversi anni di attività alle spalle, segnati da un album e da un paio di ep. Ma è con il nuovo disco La notte, in uscita per 42 Records, che Brioschi e Barbieri fanno un passo risoluto verso ricerca sonora e concretezza melodica. Se avesse senso applicare concetti psicologici nell’ambito di questa rubrica, La notte sarebbe un disco d’individuazione, in cui delle voci si mettono a punto per definire i propri contorni e differenziarsi dal resto, per riconoscersi in mezzo a delle nebulose di senso e integrarsi.
Questo processo avviene tra dieci brani che offrono diversi salti temporali tra spoken word, dub, un senso di rispetto per il ballabile e uno per le parole che non vogliono offrire un racconto lineare ma sono una serie d’impressioni e lampi, come pezzi di facce e di corpi che s’intravedono nelle luci di un club. Si tratta dunque di un percorso linguistico che propone significati ma in fondo è spezzato, anche parzialmente aggravato dagli accenti e dalla pronuncia materica di Barbieri: se la musica invita a destrutturare il corpo e il movimento, il testo invece sta lì a fare sia da approdo sia da “scomoda” rimembranza di una presunta coerenza e presenza del mondo fuori dal club o dalla propria boiler room privata. La notte è un disco fatto di prestiti, lo si evince ancor meglio da brani come Hello people, ma viene personalizzato attraverso un approccio che non è solo atmosferico ma quasi proprio climatico: pare di sentire, in molte canzoni, il nervosismo meravigliato di una tempesta che verrà. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1559 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati