La Magic 8 ball è una palla giocattolo piena d’inchiostro che quando viene agitata risponde alle domande in maniera ambigua: “Le cose si sistemeranno?”; “Può darsi”. Max Roach è stato un batterista jazz d’infinita tenacia, protagonista della scena bebop e tra i primi a valorizzare la poliritmia africana negli Stati Uniti. Da qualche tempo, grazie al trio Il sogno del marinaio, esiste una canzone chiamata Max Roach 8 ball, contenuta nel loro terzo disco, intitolato appunto Terzo. Agitando il gruppo composto da Mike Watt, Stefano Pilia e Paolo Mongardi, verrebbero fuori i nomi di band alternative statunitensi e italiane degli ultimi quarant’anni: Minutemen, Zeus!, In Zaire, Porno for Pyros, Massimo Volume.

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La palla magica descriverebbe una micro-costellazione musicale caratterizzata appunto dalla tenacia dei suoni e da un’idea intimamente versatile e collaborativa del gesto musicale. C’è una battuta della prima stagione di True detective che ogni tanto mi risuona in testa, quando Woody Harrelson, per contrapporsi al suo collega visionario interpretato da Matthew McConaughey, dice “I was steady” (io ero stabile), mettendo molta enfasi su quell’io. Ma la steadiness, qualcosa che associamo alle personalità percussive, a volte può confondersi appunto con la visionarietà. La cosa bella di Terzo è l’alternanza tra la costruzione solida dei suoni e la loro smaterializzazione, in cui Watt, Pilia e Mongardi si scambiano funzioni, per arrivare a un esito più ambiguo di una risposta secca, di cui comunque a volte non sapremmo che farcene. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 114. Compra questo numero | Abbonati