I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

A tratti Nebbia di Andrea Veronese sembra provenire da un’altra epoca. Non perché si svolge nel 1954, con ricordi freschissimi della seconda guerra mondiale e tutte le sue conseguenze, ma per com’è costruito e scritto. Il linguaggio pulito, i protagonisti non troppo complicati (Jugovic sembra veramente un bel tipo) lo rendono diverso da molta della letteratura contemporanea. Forse per qualcuno può anche non essere un pregio, ma le scelte dell’autore creano un’atmosfera in cui per il lettore è molto facile farsi circondare dalla trama senza pensare troppo alla nostra molto più complessa contemporaneità. Come se fosse, per l’appunto, nebbia che scende, rendendo tutto intorno a noi vago e invisibile. Da giornalista ho anche apprezzato l’ambientazione che ricostruisce le giornate di una redazione di provincia nei lontani anni cinquanta. Non bisogna però essere giornalisti per divertirsi nel seguire le vicende di Stefan Jugovic, il giornalista di Trieste trasferitosi a Ferrara, dove non solo deve capire come funziona la città, ma si trova a indagare su un omicidio e a inseguire una bellissima ma misteriosa ragazza. Nebbia è facile da aprire e difficile da chiudere. Per tutti. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati