I grandi albi annuali estivi di Tex radunano i disegnatori di maggior prestigio della serie alternati a nomi di fama internazionale del fumetto sia popolare sia d’autore. Sierrita mountains vede nuovamente un ospite d’onore ai disegni, Giuseppe Palumbo, con un Tex un tantino più grezzo e gretto, rispetto al solito. Ma sta proprio qui la sua bellezza. Palumbo, che ha appena pubblicato una raffinata graphic novel a colori di carattere storico (La sola cura, Oblomov), per decenni ha alternato il fumetto d’autore underground – tra cui la lunga serie Ramarro, “il supereroe vizioso” – al fumetto popolare, con collane come Il grande Diabolik dove sperimentava su una serie rimasta immobile. Qui, come per Diabolik, lavora sui chiaroscuri e su di un segno al contempo minerario e levigato come un robot, angoloso e insieme sensuale, che rilegge Magnus ma anche la scuola dei grandi disegnatori statunitensi di genere, anni cinquanta, della Ec comics. Opposizioni e contraddizioni si cristallizzano nel segno, in senso sia letterale sia figurato, per interpretare una storia strana, scritta da Jacopo Rauch, che si ribalta di continuo: prima pare una vicenda di banditi, poi diventa quella di un nativo randagio che insegue una vendetta (che ricorda un po’ Chato, il bel film del 1972 di Michael Winner), il quale poi diventa un bianco pur restando nativo e tuttavia è una donna a dominare il tutto. Con il suo amore per i banditi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati