La stanza ultima del genere umano, anticamera della morte, è piena di umanità, dolcezza, delicatezza. Il Leone d’oro è molto più di un grande film politico sull’eutanasia.
In un crescendo magistrale, il maestro giapponese parte dalla banalità del quotidiano per giungere alla guerra incomprensibile tra individui.
Il Joker è rimasto solo proprio ora che l’umanità l’ha raggiunto nella disumanità. L’ex clown psicopatico, smunto, stanco di tutto, rinchiuso, ha trovato l’amore. Ma è un miraggio.
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Questo articolo è uscito sul numero 1580 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati