
Con questa riedizione, lussuosa e graficamente ricercata, si completa un recente trittico su Lovecraft dalla matrice grafica espressionista. Composto da I miti di Cthulhu, adattamento esemplare dell’opera di Lovecraft realizzato dall’argentino Alberto Breccia negli anni settanta, e riproposto da Mondadori in un cartonato di grande formato dalla stampa perfetta; e da due biografie romanzate in chiave fantastica dello scrittore di Providence. Quella di Marco Taddei e Maurizio Lacavalla, recensita a fine 2024, e queste Memorie dall’abisso visualizzate da Enrique Breccia, figlio di Alberto e maestro del fumetto come il padre. Scritte da Keith Giffen a partire da una sceneggiatura pensata per il cinema di Hans Rodionoff, insinuano il dubbio, come già nel libro di Taddei e Lacavalla, che gli incubi sulle mostruosità nascoste nei meandri dell’universo narrate dal maestro dell’horror fantastico abbiano una base reale, e non siano solo espressione della follia familiare. Breccia compie un’operazione opposta a quella del padre, sia lavorando sul colore, per giunta ultrapittorico, sia opponendo un segno di raffinato classicismo per la rappresentazione della realtà a quello di un pittoresco sperimentale per quella degli incubi. Quest’ultimi divorano gradualmente la realtà, e così facendo Breccia riassume decenni di sperimentazione pittorica a colori in dialettica con il classicismo. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1603 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati