
All’ombra di nessun dio, volume conclusivo di un viaggio iniziatico nella Pampa argentina di fine ottocento, rappresenta un salto verso il futuro del fumetto pur essendo imbevuto di antico e arcaico a tutti i livelli. Adattando il suo stesso romanzo del 2021 edito da Salani, Steiner ha scelto come compagno di viaggio l’esordiente Robustelli che disegna dipingendo e viceversa, in un bianco e nero espressionista: alternativamente graffia e adombra la carta come gli argentini Breccia, padre e figlio, e la accarezza con la dolcezza sensuale e voluttuosa di un Pratt di cui rielabora la fusione tra espressionismo e impressionismo, quest’ultimo fuoriuscito dal calligrafismo orientale, facendolo quasi esplodere in un magma che sembra il condensato della rabbia, della follia, delle passioni dei suoi personaggi. Se entrambi devono perfezionarsi, nondimeno, tra figure ieratiche che si mutano in entità, tra ombre cinesi danzanti nei grovigli dei rami che si fanno segno, in un cielo e una terra che sono un unico grande vuoto, gli autori costruiscono un rovesciamento continuo di tutti i paradigmi in un “western degli antipodi”: un romanzo antropologico sotto forma di canto poetico dove l’epica è dolore, la follia diventa saggezza, l’oppressione femminile libertà e la visione a priori selvaggia delle popolazioni primitive è elevazione spirituale, strumento chiave per una lettura nuova e profonda del reale.
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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati