Olaf Scholz allunga le braccia davanti a sé e muove le mani verso il basso, come a dire: amici, basta applausi, silenzio per favore. È appena salito sul palco della Willy-Brandt-Haus, la sede del Partito socialdemocratico (Spd), a Berlino, per festeggiare con i compagni e le compagne, che scandiscono il suo nome battendo il tempo con le mani. Scholz se la gode, ma non vuole farsi trascinare dall’entusiasmo. Sa che nulla è ancora deciso.
Fino a poco tempo fa Scholz non era molto amato: nel 2019 la sua candidatura alla segreteria dell’Spd fu bocciata e anche nei congressi precedenti non aveva raccolto mai grandi successi. Oggi, invece, i socialdemocratici applaudono la sua vittoria. Anzi, la sua “epocale vittoria”. Dopo aver collezionato una serie di campagne elettorali tristi e fallimentari, finalmente hanno un motivo per festeggiare. È per questo che gli applausi non accennano a diminuire. E poi il partito non ha vinto solo le elezioni federali: Manuela Schwesig è stata confermata governatrice del land Meclemburgo-Pomerania Anteriore, e Franziska Giffey è diventata sindaca di Berlino.
L’Spd, insomma, ha voglia di far festa. Sul palco, accanto a Scholz, la segretaria Saskia Esken grida entusiasta: “Questa vittoria è merito tuo!”. Due anni fa Esken lo aveva sfidato e sconfitto in una lotta senza quartiere per la guida del partito, ma oggi non può che rendergli omaggio. Come del resto fanno tutti i militanti socialdemocratici: la vittoria del 26 settembre è merito di Scholz, e non solo perché si è dimostrato il candidato più competente e ha raccolto i maggiori consensi. Ha pianificato questo successo meticolosamente e lo ha costruito nel tempo. Mesi fa, quando nei sondaggi l’Spd ancora languiva tra il 14 e il 16 per cento, lui già sosteneva, con la massima serietà e convinzione, di voler diventare il cancelliere della Repubblica federale tedesca. Le sue dichiarazioni suscitavano commenti sarcastici e sembravano soprattutto slogan per incitare il partito a resistere. Certe aspirazioni apparivano eccessive e poco realistiche.
Anche all’interno dell’Spd non tutti erano ottimisti. Fino all’autunno 2019 Norbert Walter-Borjans, segretario del partito assieme a Esken, aveva sostenuto pubblicamente l’eventualità che il partito rinunciasse a nominare un candidato alla cancelleria, visto che non aveva alcuna possibilità di vincere. E dopo la sconfitta alle elezioni regionali del giugno 2021 in Sassonia-Anhalt diversi dirigenti hanno espresso le loro perplessità sulla candidatura di Scholz. Nei sondaggi l’Spd è rimasta bloccata intorno al 15 per cento fino alla fine di luglio.
A queste critiche, Scholz e i suoi hanno sempre risposto sostenendo che gli elettori avrebbero cominciato a studiare i candidati e a valutare le loro capacità solo a ridosso del voto. In campagna elettorale Scholz non ha mai cercato di trascinare i cittadini con discorsi appassionati o facendo leva sull’emotività. Al contrario, ha sempre proiettato un’immagine di sé razionale, lucida e posata. È riuscito a distinguersi dagli altri candidati alla cancelleria apparendo come il più esperto, competente e sicuro. Ed è anche stato quello che ha fatto meno errori.
Le ragioni della tattica
Figura di punta dell’Spd da decenni, e da quasi quattro anni vicecancelliere, Scholz conosce a menadito i protagonisti e i meccanismi della politica tedesca, e lo ha fatto capire agli elettori. In campagna elettorale ha parlato più volte dei processi politici che vorrebbe avviare o accelerare, ma non sì è mai presentato come un utopista. Con gli avversari che inanellavano una gaffe dopo l’altra, “Scholz l’automa” ha deciso di puntare su un diverso tipo di fascino. E a un certo punto il suo stile da tecnocrate ha cominciato a funzionare. Nell’atmosfera surriscaldata della campagna elettorale, le sue frasi secche, un tempo criticate come simboli dell’arroganza del potere, hanno fatto presa sugli elettori.
Nel successo del candidato dell’Spd potrebbero aver avuto un certo peso anche la pandemia e le sue conseguenze: Scholz incarna infatti in modo esemplare l’esperienza e la solidità di cui oggi sembra esserci grande bisogno.
A tutto questo va aggiunta la grande disciplina che Scholz ha mostrato in tutta la campagna elettorale, e che ha fatto breccia anche tra i suoi vecchi detrattori. Sul piano dei contenuti, ha esortato alla calma i dirigenti del partito che in primavera avevano cominciato a innervosirsi perché i giornali e le tv parlavano soprattutto dei Verdi e della Cdu/Csu, ignorando quasi del tutto i socialdemocratici. Scholz credeva fermamente nella sua strategia elettorale e alla fine è riuscito a convincere anche gli scettici. Perfino nell’aspetto trasmetteva un senso di rigore e disciplina. È in perfetta forma fisica: un tempo refrattario a ogni attività sportiva, oggi fa regolarmente jogging e canottaggio. Inoltre in campagna elettorale ha rinunciato quasi del tutto all’alcol.
Ascetico e concentratissimo, anche in questo il candidato dell’Spd è stato l’opposto dell’avversario cristianodemocratico Armin Laschet, grande fumatore di sigaretti e con una chiara tendenza a impappinarsi e confondersi negli interventi pubblici. Anche la prima frase pronunciata dopo la sconfitta, la sera del 26 settembre nella sede della Cdu, è stata poco chiara. A Scholz errori simili non capitano praticamente mai.
Scholz, inoltre, è sempre stato molto attento a mostrarsi umile e mai presuntuoso. Quando vinse con un’ampia maggioranza le elezioni per diventare sindaco di Amburgo, nel 2011, si limitò a dichiarare che avrebbe “governato come si deve”. Questo understatement è una sorta di marchio di fabbrica, ma non va confuso con una scarsa fame di potere.
Scholz, insomma, vuole fare il cancelliere e ha fatto capire di avere a lungo riflettuto sulla possibilità di formare un’alleanza di governo con i liberali dell’Fdp e i Verdi, la cosiddetta coalizione semaforo, dai colori (rosso, giallo e verde) dei partiti che la compongono. Sembra che sia pronto a fare all’Fdp un’offerta difficile da rifiutare. Tuttavia, è evidente che il processo sarà lungo e difficile: Laschet, che ha subito rivendicato per sé il ruolo di mediatore, ha già cominciato a corteggiare tanto i liberali quanto i Verdi, dichiarando di volere un governo in cui tutti possano far sentire la propria voce e che si concentri sulla difesa del clima. Alle sue parole il leader dell’Fdp Christian Lindner ha risposto sottolineando, con voce flautata, quanto sia importante preservare l’ambiente, come dimostra il risultato ottenuto dai Verdi. Il destino di Scholz dipende quindi dalla fermezza degli ecologisti.
Numeri e scenari
Probabilmente Scholz non è troppo dispiaciuto che non ci siano i numeri per pensare a una coalizione con i Verdi e la sinistra di Die Linke: il vicecancelliere non è mai stato un grande sostenitore di questa soluzione. Se in campagna elettorale non l’aveva esclusa era solo per ragioni tattiche: in effetti raggiungere un accordo con i liberali è più facile se nell’aria c’è anche l’ipotesi di una coalizione di sinistra. Inoltre sa bene che chi corteggia l’elettorato della cancelliera uscente Angela Merkel, come ha fatto lui negli ultimi mesi, non può fare l’occhiolino alla Linke senza suscitare malumori e proteste.
Scholz dovrà anche affrontare un complicato dibattito interno al partito, visto che l’ala sinistra dei socialdemocratici non ha affatto abbandonato l’idea di un governo con Die Linke. In parte delusa dai risultati elettorali, questa corrente si prepara a discutere della possibilità di una coalizione semaforo, ma è decisa a vendere cara la pelle.
Considerando le perdite subite dagli altri partiti, a conti fatti Olaf Scholz è il chiaro vincitore del voto del 26 settembre. Ora sta a lui mantenere la concentrazione e la disciplina. Dice di voler formare un governo in tempi più rapidi che nel 2017, quando ci vollero quattro mesi e mezzo per trovare una soluzione. Se ci sono una “vera leadership politica e capacità di compromesso”, sostiene, potrebbe anche non essere Angela Merkel a tenere il prossimo discorso di capodanno, ma il suo successore. Cioè Scholz. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1429 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati