Il 19 novembre 35mila persone hanno manifestato davanti al parlamento a Wellington, la capitale, per difendere i diritti degli indigeni e contestare un progetto di revisione del trattato di Waitangi, che nel 1840 sancì la pace tra i maori e i colonizzatori europei ed è considerato il documento fondativo del paese. Proposto da un partito minore della coalizione al governo, il testo ha in realtà poche possibilità di passare perché non ha il sostegno del resto della coalizione.
Aspettarsi il peggio
Abituati alle dichiarazioni iperboliche della Corea del Nord, è facile liquidare come ultima di una lunga serie di esagerazioni la promessa, fatta il 1 novembre dalla ministra degli esteri nordcoreana Choe Son Hui, in visita a Mosca, di “restare sempre al fianco dei nostri compagni russi fino alla vittoria”. Sarebbe un errore, scrive l’esperto di geopolitica Dan White su The Diplomat. Per più di un anno Kim Jong-un ha dimostrato, sia con un’assistenza materiale sia con la firma di un patto formale di mutua difesa, di essere profondamente coinvolto nel successo di Vladimir Putin. Putin e Kim hanno l’opportunità di risolvere le minacce esistenziali ai loro regimi. La presa di Putin sul potere dipende dalla percezione di una vittoria russa nella guerra in Ucraina. Kim ha puntato il futuro del suo regime su una solida deterrenza nucleare. Il filo conduttore che li unisce è la percezione che la loro sopravvivenza sia messa a rischio da una competizione feroce con l’occidente. Entrambi possono vincere o perdere insieme, e quindi hanno buone ragioni per prendere impegni senza precedenti l’uno con l’altro. ◆
Il momento più buio
Il 19 novembre, al termine del più grande processo mai tenuto a Hong Kong per fatti legati alla sicurezza nazionale, 45 attivisti per la democrazia sono stati condannati a pene fino a dieci anni di prigione per sovversione. L’avvocato Benny Tai è stato condannato a dieci anni, la pena più dura inflitta da quando nel 2020 è entrata in vigore la nuova legge sulla sicurezza nazionale. I condannati sono stati ritenuti colpevoli di aver organizzato nel luglio del 2020 delle primarie per selezionare i candidati dell’opposizione alle elezioni per il consiglio legislativo della città, con l’obiettivo di ottenere la maggioranza, mettere il veto alla legge di bilancio e spingere alle dimissioni Carrie Lam, la leader di allora. Più di 600mila persone avevano votato alle primarie. Le autorità avevano poi revocato le elezioni per il consiglio legislativo, e Pechino aveva introdotto un nuovo sistema che le permette di controllare i rappresentanti eletti di Hong Kong. Nel 2021 47 persone erano state incriminate. Di queste, 31 si sono dichiarate colpevoli e sono state condannate il 19 novembre, mentre 16 erano state processate nel 2023, con 14 condanne e due assoluzioni. Gli Stati Uniti, l’Australia, il Regno Unito e le organizzazioni per i diritti umani hanno protestato e Pechino ha denunciato “inaccettabili interferenze”.
Cento giorni di Yunus
Nel discorso televisivo tenuto in occasione dei primi cento giorni del suo governo, il primo ministro bangladese Mohamed Yunus ( nella foto ) ha chiesto alla nazione di avere pazienza: le elezioni saranno indette una volta completate le riforme istituzionali e quella elettorale, scrive Al Jazeera. Yunus è stato scelto per guidare un esecutivo ad interim dopo che una rivolta popolare ha destituito la prima ministra Sheikh Hasina lo scorso agosto. Nel giro di qualche giorno sarà formata una commissione elettorale, ha detto Yunus, senza però fornire una data per il voto. Il premier ha anche detto che nelle settimane di proteste che hanno portato alla fuga di Hasina e in cui le forze dell’ordine hanno sparato contro gli studenti in piazza sono state uccise circa 1.500 persone. Yunus ha aggiunto poi che nei 15 anni di governo Hasina potrebbero essere state rapite con la forza fino a 3.500 persone. Il premier ha promesso un’indagine su tutte le violazioni dei diritti umani, comprese le presunte sparizioni forzate, e ha detto che il governo chiederà l’estradizione di Hasina, scappata in India.
Cina Una decina di persone sono rimaste ferite dopo che un suv le ha investite di proposito fuori da una scuola primaria nella provincia dell’Hunan. È il terzo attacco contro la folla in una settimana nel paese.
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