Il 1 aprile l’esercito israeliano si è ritirato dal complesso sanitario di Al Shifa, a ovest della città di Gaza, lasciando dietro di sé un’enorme distruzione e centinaia di cadaveri all’interno dell’ospedale e nei dintorni. Avichai Adraee, portavoce dell’esercito israeliano, ha dichiarato che i militari hanno “completato l’operazione” nella struttura e hanno lasciato la zona dopo un assedio durato circa due settimane.
Le autorità della Striscia di Gaza hanno riferito che nel complesso e negli edifici circostanti sono stati trovati circa trecento corpi, tra cui persone con mani e piedi legati. L’ufficio stampa del governo di Gaza afferma che l’esercito israeliano ha ucciso circa quattrocento palestinesi nell’ospedale e nelle case circostanti, e lo accusa di aver commesso “crimini contro l’umanità”.
Non appena l’esercito ha annunciato il suo ritiro, gli abitanti si sono precipitati ad Al Shifa per aiutare a recuperare i corpi delle vittime e dei feriti e cercare le persone ancora vive e bloccate dentro l’ospedale. Ma l’orrore di quello che si sono trovati davanti era totalmente inaspettato. All’interno dell’ospedale ci sono decine di corpi decomposti, alcuni dei quali sono stati travolti dai carri armati israeliani, mentre altri mostrano segni di un’esecuzione a sangue freddo. Nessun reparto dell’ospedale è rimasto operativo, la struttura è completamente fuori servizio, ha dichiarato il ministero della sanità palestinese.
Il 18 marzo 2024 l’esercito israeliano aveva preso d’assalto Al Shifa, dopo averlo già attaccato nel novembre 2023. Secondo l’intelligence di Tel Aviv, i militanti di Hamas usavano il complesso come “centro di comando”. Le autorità di Hamas e varie organizzazioni umanitarie internazionali negano queste accuse. Finora Israele non ha presentato prove a sostegno delle sue affermazioni.
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Questo articolo è uscito sul numero 1557 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati