Quella notte i rivoltosi forzarono le serrature, urrà!

e le loro belle clavicole erano come luneggianti.

Rinoceronti ed elefanti rugliarono e strombettarono

e gli animali s’intrufolarono in città.

Alba dopo alba dopo alba restammo al chiuso.

Se non puoi contare le tue cipolle, che conti

era solito dire mio nonno. Diceva tante cose.

Era una leggenda tra gli altri minatori:

quando il solo pensiero delle rosee pieghe

della figlia appena nata lo sfiorava

un bagliore gonfiava la miniera, e gli uomini

facevano strage di bauxite al chiarore

emanato dalla sua tenerezza.

Già allora parte di me viveva in lei.

La fontana commemorativa non dice nulla

delle settimane precedenti il salvataggio fallito

ma accenna a Dio che, come mio nonno

era solito dire, è solo il nome dell’altura

da cui osservi le conseguenze della vita.

O qualcosa del genere. Diceva molte cose.

Diventò saggio e stanco come un albatros

e partì per il grande regno del nondimeno.

Alle sue belle spalle sarebbe piaciuto vedere

il grizzly pescare salmoni nella fontana

dei suoi amici, o i gatti del Bengala,

o la banda di scimpanzé estorsori

battere e battere alla vetrina dell’alimentari.

Undici minatori morirono di fame a uno a uno.

Nelle strade accalappiano

o sedano gli ocelot e iniettano

ketamina nei tubi della fontana.

Mesti dromedari si aggirano nel pub

persi sotto le loro scorte di grasso.

Non dormo, ma oh altura! quei giorni

di violenza sono stati i miei più lieti.

Anche un cavolo prova desiderio

disse una volta mio nonno, e ora

tra gli animali, sotto le mie ali sento

le parole per le cose che credevo

di conoscere andarsene, e lo capisco.

Stephen Sexton è un poeta. Vive a Belfast. Tra i suoi libri le raccolte If all the world and love were young (Penguin Poetry) e Cheryl’s destinies (Penguin Poetry). Il titolo originale di questa poesia è Curfew, fa parte di Cheryl’s destinies e ha vinto la National poetry competition, un premio della Poetry society di Londra per poesie da tutto il mondo scritte in inglese. Traduzione di Francesca Spinelli.

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Questo articolo è uscito sul numero 1595 di Internazionale, a pagina 48. Compra questo numero | Abbonati