Si potrebbe immaginare che l’idea di un obbligo vaccinale corrisponda a un atteggiamento profondamente tedesco, eppure in Germania solo in pochi l’hanno chiesto per il personale scolastico. La proposta, anche se limitata al personale sanitario, è arrivata invece dal presidente francese Emmanuel Macron, e anche il premier greco Kyriakos Mitsotakis vuole fare la stessa cosa. Ormai tutti dovrebbero sapere che per uscire dalla pandemia bisogna vaccinare rapidamente più persone possibile. Ma come raggiungere l’obiettivo? Le risposte sono varie, e una è questa: evitiamo di rendere il vaccino obbligatorio. La pandemia è stata un esperimento sul campo a livello comunicativo e giuridico. È emerso con chiarezza che con il lockdown obblighi e divieti funzionano più delle raccomandazioni. Ma il vaccino è un’altra cosa. Rendendolo obbligatorio, lo stato mette letteralmente le mani sul corpo dei cittadini, se ne attribuisce il controllo. Nessuno gliene sarà grato, perché tutti vogliono mantenere la propria autonomia decisionale. Nel 2020 in Germania è stato introdotto l’obbligo di vaccinazione contro il morbillo per essere ammessi a scuola o all’asilo. Questo modello, però, non va bene per il covid-19. I vaccini introdotti contro questa malattia probabilmente sono molto efficaci, ma sono anche nuovi, non si può contare, come per il vaiolo, su anni d’esperienza. Il dibattito su AstraZeneca ha dimostrato che le persone sono sensibili anche alla minima incertezza. Con l’obbligo vaccinale si corre il rischio di perdere una fiducia quanto mai necessaria. Ovviamente bisogna assicurarsi che negli ospedali solo il personale vaccinato lavori a contatto con i pazienti. Chi vuole spingere le persone a vaccinarsi, però, non deve preparare leggi e ordinanze, ma campagne di sensibilizzazione e comunicazione.
Se i contagi dovessero risalire, perché non richiedere un certificato di avvenuta immunizzazione per entrare nei ristoranti e per vedere i concerti? Almeno per gli spazi al chiuso, come ha annunciato la Grecia. Equiparare vaccinati, guariti e tamponati era una soluzione d’emergenza, accettabile quando i vaccini disponibili erano insufficienti. Oggi dà sicurezza non il tampone rapido, ma solo il completamento del ciclo vaccinale. Chi poteva vaccinarsi e non l’ha fatto, dovrà accettare limitazioni maggiori. Questo non significa far entrare dalla finestra un obbligo vaccinale uscito dalla porta, ma dare alle persone la possibilità di fare una scelta di libertà, e di responsabilità, verso gli altri. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1418 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati