A fine giornata molti impiegati e imprenditori di Tokyo si ritrovano nei locali costruiti sotto i ponti ferroviari della città a parlare di lavoro o della loro vita privata bevendo un bicchiere. L’origine di questa cultura così particolare si deve a un ristorante di oden (una zuppa invernale a base di pesce e verdure).
Siamo alla stazione di Yūrakuchō (un quartiere commerciale nel centro della capitale), sulla linea ferroviaria Yamanote, di proprietà della East Japan railways. All’uscita Hibiya, in direzione del quartiere di Shimbashi, sono tanti i ristoranti e i bar lungo la ferrovia. È qui che è stato aperto negli anni venti il ristorante di oden Iwasaki, il primo ristorante sotto i binari. Il proprietario, Zenemon Iwasaki, in un’intervista riportata nel libro di Naganobu Ogasawara Jitsugyō kingoishi (Gioielli commerciali), racconta che aveva avuto un ristorante ad Asakusa (un quartiere popolare di Tokyo), che però fu distrutto nel forte terremoto del 1923 che colpì la regione del Kantō (dove si trova la capitale giapponese). Iwasaki, scoraggiato e senza soldi, ebbe l’idea di riaprire la sua attività sotto un ponte ferroviario, in uno spazio inutilizzato “dove si poteva avviare un’attività senza pagare”. Iwasaki chiese semplicemente l’autorizzazione di affittare il posto all’autorità competente, l’azienda governativa delle ferrovie. Nelle foto d’epoca si può vedere sotto l’arcata in mattoni un’insegna con la scritta “Uozen” (zen è il primo carattere del nome di Zenemon, uo significa pesce). Con il passare del tempo il ristorante diventò popolare. All’epoca a Yūrakuchō c’erano le redazioni dei giornali ed era soprannominato il “quartiere della stampa”. Il ristorante di Iwasaki, aperto ventiquattro ore al giorno, dava da mangiare ai giornalisti che lavoravano lì la mattina presto e la sera tardi.
Fumo e scintille
Poi però successe qualcosa che mise il ristorante nei guai. Dopo la seconda guerra mondiale, con la creazione nel 1949 della Società delle ferrovie nazionali giapponesi, le concessioni per aprire dei locali sotto i binari furono rinnovate, ma a quel punto erano molto ambite dai commercianti che cercavano di sopravvivere in quel periodo così caotico. Iwasaki perse la sua perché “non era abbastanza forte per competere con gli imprenditori più in vista dell’epoca”, osserva Hiroshige Iwasaki, 81 anni, nipote di Zenemon. Iwasaki rappresenta la terza generazione di ristoratori e oggi ha un locale con menù a prezzi fissi in un vicolo vicino alla stazione di Yūrakuchō.
Il primo viadotto ferroviario del Giappone fu costruito tra le stazioni di Shimbashi e Ueno, passando da quella di Yūrakuchō. Come si può leggere sul sito della Kajima (l’azienda costruttrice del viadotto), prima del 1909 in questa zona non c’era la ferrovia. Il quartiere di Nihonbashi (che ora è attraversato dal viadotto) era lo snodo degli scambi commerciali. Ma il trasporto delle merci era diventato complicato e con l’inaugurazione del porto di Tokyo i carri trainati da cavalli non furono più sufficienti. Per questo il governo decise che bisognava passare al trasporto su rotaia.
Alcuni cittadini tuttavia fecero notare che la costruzione di una ferrovia nel centro avrebbe tagliato la città in due, disturbando la vita quotidiana dei suoi abitanti, la circolazione delle persone e delle auto. Inoltre all’epoca i treni a carbone erano fonte di fumo e scintille. “E poiché le abitazioni della zona erano soprattutto di legno, si temeva che quelle scintille potessero provocare degli incendi”, spiega Ichirō Kobayashi, giornalista, specializzato in architettura. Per eliminare il rischio fu costruito un viadotto ferroviario, che dimostrò tutta la sua solidità durante il grande terremoto del 1923.
Mattoni rossi
Nel dopoguerra l’uso degli spazi sotto i binari si estese ad altri settori. Nel 1961, nell’elenco di chi aveva aperto un’attività intorno alla stazione di Yūrakuchō c’erano delle compagnie di taxi e di logistica petrolifera. La prospettiva di approfittare di questi luoghi di grande affluenza ha poi attirato anche teatri, caffè, sale di pachinko (un gioco d’azzardo molto popolare) e parrucchieri.
C’è anche chi, però, preferisce non stare troppo in questi sottopassi bui e umidi. Negli ultimi anni sono state lanciate diverse iniziative per cambiare la loro immagine. Oggi sotto la ferrovia che collega le stazioni di Yūrakuchō e di Shimbashi si trova il centro commerciale Hibiya Okuroji, inaugurato nel settembre 2020. Qui i mattoni rossi, simbolo della rivoluzione industriale, sono usati insieme al cemento, un materiale inorganico che illumina gli spazi riflettendo le luci e creando un’atmosfera raffinata che corrisponde all’immagine del quartiere di Hibiya, facendo quasi dimenticare di essere sotto un viadotto.
La East Japan railways prosegue nel suo impegno per la ristrutturazione degli spazi sotto i binari per “dare il suo contributo alla società, tenendo conto delle caratteristiche della città”, spiega l’azienda. Molto probabilmente con la diffusione dello smart working saranno valorizzati anche i locali sotto i binari nelle zone residenziali. In futuro l’uso che sarà fatto di questi spazi, considerati ancora oggi bui e pericolosi, potrà variare in base alle esigenze della popolazione. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1551 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati