Una veduta aerea della base di Bluffdale, nello Utah, il 6 giugno 2013. (Rick Bowmer, Ap/Lapresse)

Arrivando da sud verso Camp Williams Road, appena fuori da Salt Lake City, c’è l’entrata di una gigantesca base militare. A destra non si vede molto: una macchia informe, una recinzione metallica, alcuni magazzini. Una piccola uscita, non segnata sulle mappe, porta verso una strada tortuosa. Un cartello giallo dice che è “proprietà militare chiusa al personale non autorizzato”.

Rory Carroll, giornalista del Guardian, ha provato a entrare nel nuovo quartier generale dell’Nsa nello Utah, un edificio costruito in mezzo al deserto in due anni e costato 1,7 miliardi di dollari. La struttura ospiterà presto dei supercomputer in grado di raccogliere dati provenienti da email, telefonate, ricerche su Google e non solo. Entro settembre la base darà lavoro a 200 tecnici.

Le guardie però non l’hanno lasciato entrare, e non hanno voluto rilasciare alcuna intervista. Costruita alla periferia di Bluffdale (7.598 abitanti), la struttura è stata progettata per restare il più possibile anonima. Ma dopo le recenti denunce del Guardian sulle attività di spionaggio informatico da parte dell’agenzia di sicurezza statunitense, lo Utah Data Center ha fatto nascere una domanda: cosa farà di preciso?

L’Nsa ha dichiarato che non farà alcuna attività di spionaggio illegale. Ma rimane piuttosto vaga sulle reali attività della base.

Secondo William Binney, un matematico che ha lavorato all’Nsa, il centro sarà in grado di registrare 20 terabyte, l’equivalente dell’intera biblioteca del congresso, al minuto. E l’agenzia ha scelto di costruirla nello Utah, la culla dei mormoni statunitensi, per un motivo molto semplice: qui l’elettricità costa poco.

E, come fa notare James Bamford, il centro dati “funzionerà come una specie di grande hard disk. Conterrà non solo testi e registrazioni audio, ma anche video e fotografie. Bamford aveva già raccontato la base in un articolo uscito su Wired l’anno scorso.

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