L’8 luglio il parlamento europeo ha votato a favore di una risoluzione non vincolante sul trattato commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip). Il voto spiana la strada ai negoziati tra Bruxelles e Washington per creare un’area di libero scambio, ma stabilisce delle raccomandazioni per tutelare gli standard europei in alcuni settori.
Il testo, sostenuto dal presidente del parlamento europeo Martin Schulz, è stato approvato con 436 voti a favore, 241 contrari e 30 astensioni. Per il sì hanno votato conservatori, liberali e socialisti, mentre a opporsi sono stati i verdi, l’estrema sinistra e l’estrema destra. Il dibattito, cominciato nel luglio del 2013, è stato accompagnato da proteste e manifestazioni in molti paesi europei, tra cui Francia, Germania, Italia, Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e paesi scandinavi.
Il trattato transatlantico dovrebbe creare la più grande zona di libero scambio al mondo. Prevede la soppressione delle barriere doganali e normative tra Stati Uniti e Unione europea, per integrare i due mercati, rimuovendo le barriere legate alle differenze di regolamenti e procedure di omologazione applicati ai prodotti.
Tra i punti più importanti della proposta approvata mercoledì c’è la sostituzione dell’Investor-state dispute settlement (Isds), il meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e stato, con un nuovo sistema per garantire che le questioni siano trattate in modo trasparente da giudici professionisti e indipendenti, nominati dai poteri pubblici. Questo sistema dovrebbe rispettare la giurisdizione dell’Unione europea e dei tribunali degli stati membri e comprendere anche un meccanismo d’appello.
Il testo raccomanda inoltre la protezione dei dati dei consumatori europei, della salute e della sicurezza, oltre alla tutela delle normative in materia di lavoro, ambiente, benessere degli animali e diversità culturale. Gli eurodeputati chiedono che i servizi pubblici siano esclusi dall’accordo, che il sistema delle indicazioni geografiche venga protetto e che sia previsto un trattamento speciale per i prodotti agricoli e industriali sensibili. Dovranno essere salvaguardate anche le norme dell’Unione europea nei settori in cui quelle degli Stati Uniti sono molto diverse, come gli organismi geneticamente modificati (ogm) e le sostanze chimiche. È saltato invece l’emendamento per introdurre una clausola che avrebbe anteposto la tutela vincolante dei diritti umani agli interessi economici.
Secondo le autorità europee e statunitensi, il Ttip renderebbe possibile la libera circolazione delle merci e faciliterebbe il flusso degli investimenti e l’accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici. Le aziende sperano di conquistare nuove fette di mercato oltreoceano. Secondo attivisti, associazioni e movimenti, invece, il Ttip è frutto delle pressioni delle multinazionali e finirà per tutelare solo gli interessi delle imprese, ignorando quelli dei lavoratori e dei consumatori. Oltre due milioni di cittadini europei hanno firmato una petizione che chiede di fermare le trattative.
Da lunedì 13 luglio gli Stati Uniti e l’Unione europea avvieranno a Bruxelles un nuovo ciclo di trattative. I dettagli dell’accordo saranno negoziati dalla Commissione europea, ma il parlamento europeo ha il potere di respingerlo.
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