I giornali europei hanno accolto con stupore, pessimismo e un po’ di timore l’elezione del candidato repubblicano Donald Trump alla Casa Bianca. Ma puntano sulla tenuta della democrazia americana e sul pragmatismo dell’uomo d’affari per garantire una transizione morbida.

Ha vinto la rabbia
Le Monde, Francia
“Ha vinto la rabbia, la rabbia della protesta. Un miliardario losco, che non paga tasse da vent’anni, mente spudoratamente, è allegramente razzista, xenofobo e sessista, e non ha mai svolto un mandato elettivo o pubblico, ha saputo intercettarla. Magistralmente”, scrive il direttore Jérôme Fenoglio. Che aggiunge: “Hillary Clinton non è l’unica sconfitta in questo scrutinio. Un’ondata di protesta scuote le élite tradizionali sulle due sponde dell’Atlantico. L’elezione di Donald Trump è uno sconvolgimento maggiore, una data cardine per le democrazie occidentali. Come la caduta del muro di Berlino, come l’11 settembre 2001, questo evento apre su un mondo nuovo, di cui si distinguono a fatica per il momento i contorni, ma di cui una caratteristica è fin da ora certa: tutto ciò che era reputato impossibile o irrealistico è ormai possibile”.

La vittoria di Trump, cronaca di due futuri
Público, Portogallo
Per Álvaro Vasconcelos, “il cigno nero, l’evento altamente improbabile, ha colpito ancora: Trump ha vinto le elezioni”. L’ex direttore dell’Istituto di studi sulla sicurezza dell’Unione europea ritiene che “le classi medie americana ed europea, che ristagnano o sono in declino, accusano il cosiddetto sistema, dove convivono partiti politici e grande capitalismo finanziario, che lasciano i cittadini senza vera alternativa politica – una democrazia senza voce. I democratici che guardano con diffidenza il populismo conservatore di Trump e gli indignati di sinistra si sbagliano. Un’altra narrazione, che accetta la diversità e il multiculturalismo come una ricchezza, che considera che la giustizia sociale è un diritto, che difende il vero potere legato al voto è possibile, e si tratta certamente della nuova lotta politica del nostro tempo”.

Público.

La globalizzazione è morta e la supremazia bianca ha trionfato
The Guardian, Regno Unito
“Donald Trump ha vinto la presidenza non grazie alla ‘classe operaia bianca’, ma perché milioni di cittadini americani della classe media istruita hanno frugato nella loro anima e ci hanno trovato un suprematista bianco ghignante. E immense quantità di misoginia”, scrive Paul Mason. Per l’editorialista, “la discussione tra esperti sulle ragioni del crescente successo dell’estrema destra nelle democrazie liberali – l’immigrazione o le difficoltà economiche – è sempre stata sterile nel caso degli Stati Uniti.” Quello che i sondaggisti di Hillary Clinton “hanno sottostimato”, prosegue Mason, “è la fragilità della loro stessa ideologia e le profonde scorte – anche fra gli uomini bianchi in camicie bianche stirate – di paura e odio.”

Speriamo che Trump riesca a controllare il pericoloso risentimento
De Volkskrant,Paesi Bassi
“La vittoria di Donald Trump è uno choc per molti”, afferma Pieter Clock, che si chiede: “Com’è possibile che qualcuno senza esperienza politica, che ha lasciato una scia di fallimenti e che ha fatto innumerevoli dichiarazioni razziste e misogine durante la campagna elettorale diventi il capo del paese più potente del mondo? Il contrasto con il presidente attuale non potrebbe essere più forte. Con un po’ di distanza, è meno sorprendente. La promessa dell’outsider che mette un termine alla politica corrotta di Washington è antica – lo stesso Obama è stato eletto su questo impegno. E in tempi di difficoltà economiche le argomentazioni protezioniste miste alla xenofobia trovano sempre un terreno fertile”.

La democrazia a una svolta
Gazeta Wyborcza, Polonia
“A cosa somiglierà la presidenza Trump? Ritroveremo il candidato che faceva dichiarazioni e promesse irresponsabili e demagogiche e proferiva minacce, o sentiremo la voce di uno statista serio, come quello che abbiamo sentito durante il discorso di vittoria?”, chiede Adam Michnik. Il direttore del giornale di opposizione spiega che l’elezione di Trump è una vera svolta perché “27 anni dopo la fine della dittatura comunista in Polonia e la caduta del muro di Berlino, due grandi democrazie, il Regno Unito e gli Stati Uniti, fanno entrare il mondo libero in un periodo molto pericoloso. Le istituzioni della democrazia statunitense saranno più forti della febbre populista e xenofoba che ha colpito gran parte della società americana? È l’inizio della fine della pax americana? L’Unione europea saprà ritrovare sé stessa, di fronte a questa drammatica svolta della storia?”.

Gazeta Wyborcza.

Un muro di democrazia anti-Trump
El País, Spagna
Nell’editoriale (non firmato) il quotidiano riconosce che la vittoria “inattesa” di Donald Trump alle presidenziali è “legittima”, e allo stesso tempo “lo obbliga a rispettare il sistema che l’ha aiutato a salire al potere”. Malgrado il volto “conciliatore e moderato” mostrato da Trump nel suo primo discorso da presidente eletto, “sarebbe illusorio pensare che, una volta alla Casa Bianca, Trump si riciclerà come leader moderato rispettoso di tutte le religioni, le razze, le ideologie. Per molte persone negli Stati Uniti e altrove, l’elezione di Trump è un duro colpo per il sogno americano, anche dal punto di vista della garanzia delle pari opportunità per i cittadini al di là delle loro idee, credenze religiose, razza, sesso, origine geografica o classe sociale. Ma ci fidiamo della democrazia americana e della convinzione che l’unica regola possibile è quella della legge”.

Ora è presidente degli Stati Uniti d’America, con il suo berretto rosso e con poteri infiniti
Dagens Nyheter, Svezia
“Quello che viviamo ora è peggio della crisi della democrazia, perché una crisi presuppone, dopo tutto, la speranza di una guarigione veloce”, scrive Björn Wyman. Il responsabile delle pagine culturali del giornale vede un’analogia tra la situazione attuale e l’Europa degli anni trenta: “Le elezioni americane rischiano di scatenare l’odio contro le minoranze simile a quello che hanno subìto gli ebrei austriaci dopo l’anschluss del 1938, o lo stesso tipo di clima apertamente xenofobo che c’è stato nel Regno Unito dopo il voto sulla Brexit”. Trump, prosegue Wyman, “è lo spettacolare rappresentante di una corrente populista globale, e un esempio del riflesso autoritario che attraversa il mondo. Il disprezzo per la verità e per i codici di comportamento politici istituzionalizzato da Vladimir Putin è ora cristallizzato da Donald Trump”.

Vittoria di un distruttore
Spiegel Online, Germania
Per Roland Nelles, la vittoria di Trump è semplicemente “una catastrofe politica per gli Stati Uniti e per il mondo”. “Gli Stati Uniti sono ormai minacciati di attraversare un pericoloso periodo di instabilità: Donald Trump vuole che ridiventino great, grandi. A sentire le sue dichiarazioni sarà senza scrupoli: vuole cacciare 11 milioni di immigrati messicani dal suo paese, rinegoziare i principali accordi commerciali e far pagare importanti alleati come la Germania per garantirgli una protezione militare. Questo provocherà molti contenziosi, creerà nuovi conflitti e scatenerà nuove crisi. Ma la domanda più importante da porsi è ormai questa: il sistema americano di checks and balances – i contrappesi tra le istituzioni – potrà impedire a un uomo che parla come un autocrate di governare come un autocrate?”.

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