La coppa del mondo di calcio femminile prende il via il 20 luglio in Australia e Nuova Zelanda, con gli Stati Uniti dati per favoriti per vincere il loro terzo titolo consecutivo. Al torneo, nato nel 1991, partecipano per la prima volta 32 squadre: nel 2011 erano solo 16 ma già nel 2019, in Francia, erano diventate 24.
Questo aumento riflette l’interesse per il calcio femminile, cresciuto nell’ultimo decennio al di là del suo tradizionale cuore pulsante, gli Stati Uniti, ai quali quest’anno le squadre europee punteranno a strappare il titolo. L’Australia, guidata dall’attaccante del Chelsea Sam Kerr, spera di sfruttare al meglio il vantaggio del giocare in casa e di arrivare fino alla finale di Sydney, il 20 agosto.
Ma questo mondiale non è più grande solo in termini di numero di nazioni partecipanti. Rispetto al 2019 la Fifa ha triplicato le ricompense, e il montepremi totale, che copre anche i compensi per i club che “prestano” le giocatrici, è passato da 50 milioni di dollari a 152 milioni. Si tratta di un aumento considerevole rispetto ai 15 milioni offerti nel 2015. L’interesse è confermato dalla grande affluenza del pubblico alle partite di club e internazionali, soprattutto in Europa. Ciononostante, il montepremi non è ancora all’altezza dei 440 milioni di dollari che sono stati distribuiti per i mondiali di calcio maschili del 2022 in Qatar.
Nel frattempo, la situazione di stallo per la vendita dei diritti di trasmissione nei maggiori paesi europei – Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna – si è risolta solo a giugno. La minaccia di un blackout televisivo è stata scongiurata dopo una giornata di contrattazione durante la quale il presidente della Fifa Gianni Infantino aveva apertamente criticato la somma di denaro offerta dalle emittenti.
“La Fifa si sta facendo avanti non solo a parole, ma anche con i fatti. Purtroppo non è così per tutti gli operatori del settore. Le emittenti e gli sponsor devono fare di più in questo senso”, aveva già dichiarato Infantino a marzo, aggiungendo che l’organo di governo del calcio mondiale stava ricevendo offerte pari ad appena l’1 per cento di quanto veniva pagato per il torneo maschile. In Giappone, un accordo per evitare un blackout è stato raggiunto solo la scorsa settimana.
“Se non ci si sintonizza con questa realtà si fa un cattivo affare”, ha detto Megan Rapinoe, veterana della squadra degli Stati Uniti e icona non solo per lo sport. “Vi state perdendo un grande momento culturale. Questo è l’evento sportivo femminile più importante del mondo, nessuno escluso, ed è un cambiamento di paradigma a livello globale, non solo negli Stati Uniti”.
Sarà l’ultima coppa del mondo della 38enne, che ha annunciato di volersi ritirare alla fine di questa stagione. Rapinoe è una delle giocatrici statunitensi più famose e ha condotto la lotta per la parità di retribuzione, ottenendo l’anno scorso un importante accordo di contrattazione collettiva, in base al quale gli uomini e le donne del paese si divideranno equamente i premi della coppa del mondo versati dalla Fifa.
Insieme all’Australia, le formazioni europee saranno la principale minaccia per la squadra statunitense
Alla vigilia del torneo anche la squadra nazionale canadese, campione olimpica, aveva minacciato di scioperare per questioni di salari, finanziamenti e contratti.
Anche la squadra francese ha attraversato varie turbolenze: le giocatrici della Francia si sono ribellate ai dirigenti e ne è seguito un cambio di allenatrice. Alcuni dei nomi più importanti della Francia saranno comunque presenti ai mondiali, dopo aver minacciato di ritirarsi, ma numerose giocatrici di spicco mancheranno a causa di gravi infortuni.
Per l’Inghilterra, la capitana Leah Williamson e l’attaccante Beth Mead non sono state convocate, così come la scattante attaccante olandese Vivianne Miedema, le francesi Delphine Cascarino e Marie-Antoinette Katoto e le due statunitensi Catarina Macario e Mallory Swanson.
Ci sarà invece la spagnola Alexia Putellas, vincitrice in carica del Pallone d’oro, di nuovo in forma dopo nove mesi di assenza per infortunio al legamento crociato anteriore.
Insieme all’Australia, le formazioni europee saranno la principale minaccia per una squadra statunitense che punta a diventare la prima a vincere tre coppe del mondo femminili di fila. Le inglesi, campionesse d’Europa, guidano la corsa, insieme a Spagna, Germania, Svezia e i Paesi Bassi, secondi classificati nel 2019.
“Le aspettative sono davvero alte e sì, abbiamo un sogno”, ha detto l’allenatrice dell’Inghilterra Sarina Wiegman. La squadra giocherà la sua prima partita contro Haiti - una delle tante debuttanti alla coppa del mondo - a Brisbane il 22 luglio, mentre gli Stati Uniti inizieranno la loro difesa del trofeo lo stesso giorno contro un’altra debuttante, il Vietnam.
Il torneo inizia con la Nuova Zelanda che affronta la Norvegia ad Auckland, e l’Australia che gioca contro l’Irlanda di fronte a più di ottantamila spettatori a Sydney.
(Traduzione di Stefania Mascetti)
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