Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2019 sul numero 1337 di Internazionale.

L’asessualità non è un complesso. Non è una malattia. Non è necessariamente il segno di un trauma. Non è un comportamento. Non è il frutto di una decisione. Non è un voto di castità o un modo per esternare che stiamo “salvando noi stessi”. Non ci definiamo religiosi. Essere asessuali non è una dichiarazione di purezza o di superiorità morale.

Non siamo amebe o piante. Non siamo necessariamente confusi sulla nostra appartenenza di genere; non siamo anti-gay, anti-etero, anti-qualsiasi orientamento sessuale, anti-donna, anti-uomo, anti-qualsiasi genere o anti-sesso. Non stiamo necessariamente attraversando una fase, seguendo una tendenza o cercando di ribellarci. Non ci definiamo asessuali solo perché non siamo riusciti a trovare un partner adatto. Non abbiamo necessariamente paura dell’intimità. E non stiamo chiedendo a nessuno di “curarci”.

Da “The invisible orientation” (2014) di Julie Sondra Decker, scrittrice e attivista asessuale.

Le definizioni a volte sono importanti più per quello che non dicono che per quello che dicono. Prendiamo per esempio l’asessualità, definita come l’assenza di attrazione sessuale per altre persone. La definizione lascia aperta la possibilità che le persone asessuali possano sperimentare altre forme di attrazione, provare eccitazione sessuale, avere fantasie erotiche, masturbarsi o avere rapporti sessuali con altre persone, oltre ovviamente a coltivare relazioni sentimentali.

L’asessualità non è una semplice possibilità accademica o il frutto di una cattiva definizione: è la rappresentazione esatta della vita di molte persone. The asexuality visibility and education network, per esempio, descrive alcuni asessuali come “favorevoli al sesso”, una condizione che rivela “apertura alla ricerca di modi di vivere l’attività sessuale in modo fisico o emotivo; felicità nel dare piacere sessuale piuttosto che nel riceverlo”. Solo un quarto degli asessuali non prova alcun interesse per la vita sentimentale e si definisce “aromantico”.

Questa realtà non è compresa da tutti e l’asessualità non è ancora presa molto sul serio. Riflettere sull’asessualità, tuttavia, ci permette di capire meglio l’amore romantico e l’attività sessuale. Sappiamo per esempio che l’amore romantico, anche nelle sue fasi iniziali, non comporta necessariamente attrazione o attività sessuale, e che il sesso può essere vissuto in molti modi diversi.

Prima di prendere in esame la relazione tra asessualità e amore, è utile chiarire cos’è l’asessualità e cosa non è.

Le persone asessuali sono circa l’1 per cento della popolazione. A differenza degli allosessuali, che provano attrazione sessuale, gli asessuali non si sentono sessualmente attratti da qualcuno o qualcosa. L’attrazione sessuale differisce dal desiderio sessuale, dall’attività sessuale o dall’eccitazione sessuale. Il desiderio sessuale è l’impulso di provare piacere sessuale, ma non necessariamente con qualcuno in particolare. L’attività sessuale si riferisce alle pratiche finalizzate a sensazioni di piacere e orgasmo. L’eccitazione sessuale è la risposta del corpo all’attesa del desiderio o dell’attività sessuale, o al suo coinvolgimento in essa.

Attrazione, desiderio, attività ed eccitazione sessuale non sono sempre legati. Per esempio, Eloisa potrebbe trovare Abelardo sessualmente attraente ma non voler avere rapporti sessuali con lui. Oppure potrebbe trovarlo sessualmente attraente, ma rimanere casta per motivi religiosi. Abelardo, da parte sua, potrebbe non trovare Eloisa sessualmente attraente, ma volere ugualmente fare sesso con lei (forse per darle piacere o per avere figli). Oppure potrebbe avere difficoltà a eccitarsi pur trovandola sessualmente attraente e avendo voglia di fare sesso con lei.

Può stupire il fatto che molte persone asessuali provino desiderio sessuale e che alcune abbiano rapporti sessuali con i partner e/o si masturbino. Eppure è proprio così. L’attrazione sessuale per altre persone non è un prerequisito del desiderio sessuale. La ricerca su queste esperienze sta contribuendo ad allargare la nostra concezione del desiderio. Uno studio delle esperienze masturbatorie degli asessuali, per esempio, indica che in alcuni casi il loro desiderio è “non diretto”, cioè non si focalizza su qualcuno in particolare. Quando gli asessuali fanno fantasie sugli altri, spesso queste fantasie sono più astratte e sono incentrate su scenari romantici anziché su individui specifici, o non vengono vissute in prima persona. Per esempio, come scrive un utente di un forum su quello che gli asessuali pensano quando si masturbano: “Sono scene in terza persona. Potrei pensare a un personaggio maschile generico che è più o meno come me, ma che è comunque distinto da me, e lo osservo mentalmente più che partecipare”. Scrive un altro: “Penso quasi invariabilmente a personaggi di fantasia. I miei pensieri non riguardano mai persone che conosco e non riguardano mai me”. Tutto questo ha portato Anthony Bogaert, studioso dell’asessualità della Brock university in Ontario, a coniare il termine “autocorisessualità” (sessualità senza identità).

Essere bisessuali significa essere attratti sessualmente da uomini e donne; essere asessuali significa non essere attratti sessualmente da nessuno

Poiché alcuni asessuali provano un desiderio sessuale, anche se insolito, e hanno rapporti sessuali, l’asessualità non deve essere confusa con presunti disturbi del desiderio sessuale, come il disturbo ipoattivo, in cui il soggetto soffre di impulsi sessuali ridotti. Naturalmente, questo non vuol dire che gli asessuali non soffrano per la mancanza di attrazione sessuale, e anzi senza dubbio qualcuno la considera inibente dal punto di vista sociale. Ma come osserva Andrew Hinderliter, ricercatore dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign, “uno degli obiettivi primari della comunità asessuale è che l’asessualità sia vista come parte della normale varietà che caratterizza la sessualità umana anziché come un disturbo da curare”.

L’asessualità viene spesso vista come un orientamento sessuale per via del suo carattere duraturo (non va invece considerata come un’assenza di orientamento, perché ciò implicherebbe che è una mancanza, e le persone asessuali non la vedono così). Essere bisessuali significa essere attratti sessualmente da uomini e donne; essere asessuali significa non essere attratti sessualmente da nessuno. Esistono prove empiriche che l’asessualità, così come la bisessualità, è una caratteristica relativamente stabile e non scelta dell’identità di una persona. Come osserva Bogaert, le persone sono generalmente definite asessuali solo se sostengono di non aver mai provato attrazione sessuale per gli altri. Chi ha una libido ridotta o ha scelto di astenersi dal sesso non è asessuale. Poiché l’asessualità è intesa come un orientamento, non è assurdo parlare di un celibe asessuale o di una persona asessuale con un disturbo del desiderio. Sapere che una persona è asessuale vuol dire capire la forma delle sue attrazioni sessuali, non se ha desiderio sessuale o pratica il sesso. Lo stesso vale per l’orientamento sessuale di chiunque: in sé, ci dice poco sul desiderio, sull’eccitazione o sull’attività sessuale di un individuo.

Conoscere l’orientamento sessuale di una persona ci dice poco anche sui suoi atteggiamenti più generali nei confronti della sessualità. Alcune persone asessuali non provano grande piacere nell’attività sessuale. Alcuni asessuali, come alcuni allosessuali, trovano l’idea del sesso generalmente ripugnante. Altri trovano ripugnante l’idea di se stessi impegnati in rapporti sessuali; alcuni sono neutrali riguardo al sesso; altri ancora si dedicano al sesso in contesti particolari e per ragioni particolari, per esempio per far piacere a un partner, per sentirsi vicini a qualcuno, per rilassarsi, per motivi di salute mentale e così via. Il sociologo Mark Carrigan, ora all’università di Cambridge, cita un asessuale, Paul, che in un’intervista gli ha detto: “Se mi trovassi in una relazione seria con una persona sessuale – non un asessuale, ma una persona che prova attrazione sessuale – lo farei soprattutto per accontentarla e per venire incontro ai suoi desideri. Ma non sarebbe una cosa fatta malvolentieri. Lo farei per lei, non solo perché lo vuole ma anche per l’aspetto simbolico dell’unità”.

La distinzione tra chi prova attrazione sessuale e chi no si sovrappone a quella tra chi prova attrazione romantica e chi no, cioè gli aromantici. Questi ultimi non si sentono attratti sentimentalmente dagli altri e in genere non desiderano portare avanti relazioni romantiche. Questo però non significa necessariamente che evitano di impegnarsi: in molti casi sono in una relazione quasi platonica, che prevede compagnia e impegno reciproci ma non le aspettative romantiche “tradizionali”. Un sondaggio del 2014 ha rilevato che il 25,9 per cento delle persone asessuali si definiva aromantico. Molti altri asessuali sono aperti alle relazioni romantiche e hanno un orientamento romantico; si considerano eteroromantici, omoromantici, biromantici e così via, cioè romanticamente attratti da persone di sesso diverso, dello stesso sesso o di entrambi. Analogamente, alcuni asessuali praticano la non monogamia per le stesse ragioni per cui lo fanno gli allosessuali.

Chiara Dattola per Internazionale

È importante notare che né l’asessualità né l’aromanticismo precludono altre forme di attrazione interpersonale. Possiamo essere attratti da qualcuno perché è intelligente, divertente, bello o emotivamente vivace, ed essere indifferenti a chi non ha queste qualità, senza però esserne attratti sessualmente o romanticamente.

Come altri tipi di amore, l’amore romantico implica avere a cuore il benessere della persona amata. È, idealmente, una forma reciproca di amore tra pari. Si differenzia dall’amore familiare perché è selettivo – scegliamo attivamente i nostri partner romantici – e si discosta sia dall’amore familiare sia da quello amicale per il fatto che possiamo amare romanticamente solo poche persone alla volta (anche se il poliamore ha i suoi sostenitori, di solito le persone hanno solo uno o pochi partner romantici alla volta). Si differenzia dall’amore familiare anche perché ha più variabili, oltre che finire più facilmente. Però è tenace: i bravi amanti romantici non si abbandonano l’un l’altro al primo problema. Spesso sembra non voluto, fuori dal nostro controllo, e può essere inebriante. Infine, porta con sé un desiderio d’intimità fisica ed emotiva, e la volontà di condividere in qualche modo la propria vita con la persona amata.

Se messe alle strette, alcune persone sono disposte a concedere che, in certi casi, l’amore romantico possa esistere anche senza sesso, per esempio quando qualcuno non è fisicamente in grado di avere rapporti sessuali a causa di una disabilità o quando non è più interessato al sesso, magari per la vecchiaia o per il calo della libido. Tuttavia l’assunto prevalente, sia nella letteratura filosofica sia nella società in senso lato, è che l’amore romantico abbia necessariamente un aspetto sessuale o sia in qualche modo incompleto in assenza di attrazione sessuale. In uno studio del Pew research center del 2016, il 61 per cento degli intervistati ha risposto che avere un buon rapporto sessuale è molto importante per un matrimonio felice.

Si dice spesso che l’attività sessuale è quella che distingue l’amore romantico da altre forme di amore e interesse, in particolare dall’amicizia. Non a caso, l’amore romantico a volte è definito “amore erotico” o “amore sessuale” e l’aspettativa che il matrimonio abbia un risvolto sessuale è tuttora riconosciuta a livello giuridico. Nel Regno Unito, un matrimonio è considerato “annullabile” e può essere invalidato se non è stato consumato. Il sesso è una sorta di “impostazione predefinita” dell’amore romantico, e quindi è ragionevole aspettarsi che il nostro partner romantico faccia sesso con noi, tanto da mettere fine alla relazione se non c’è la prospettiva di una vita sessuale. Avere regolarmente rapporti sessuali è considerato un indicatore di una relazione romantica sana, mentre la mancanza di sesso è vista come la spia di altri problemi nella relazione. Questo si spiega forse con il fatto che il sesso è considerato la forma d’intimità più completa. Osservando l’asessualità, tuttavia, possiamo constatare che non c’è motivo di pensare che l’amore romantico sia incompleto senza sesso.

Questo esempio, da una discussione su Reddit del 2018, ci aiuta a capire come può essere l’amore romantico asessuale:

È come una relazione “normale”, a parte che quando andate a letto dormite e non vi afferrate i genitali a vicenda. Vi amate ancora e vi trovate ancora belli e carini. Vi fate ancora le coccole e vi toccate in maniera affettuosa, vi baciate dalla gioia e non vedete l’ora di stare insieme. Vi scambiate ancora i favori e uscite la sera. Sognate ancora una vita insieme e litigate per chi deve lavare i piatti. Condividete ancora gioie e dolori, vi incoraggiate a fare del vostro meglio, vi consolate dopo una brutta giornata al lavoro. Vi scambiate ancora le battutine o fate di tutto per farvi sorridere a vicenda. Vi svegliate presto per andare a lavorare e chi si alza prima guarda l’altro che dorme, nella pace e nell’adorazione della quiete mattutina. In realtà, a parte la mancanza di allusioni sessuali e di maneggiamenti genitali, credo che non ci sia nessuna differenza.

Da questa descrizione emerge chiaramente che alcuni asessuali sperimentano tutti gli aspetti non sessuali di una relazione romantica, dove per relazione romantica s’intende una forma reciproca di attenzione selettiva e deliberata verso l’altro che, anche se condizionata, è duratura e coinvolgente. È altrettanto chiaro che questi aspetti non sessuali della relazione sono vissuti come intimi: mettono in primo piano un’altra persona. E visto che questi esempi di amore asessuale non sembrano mancare di nulla, soprattutto se confrontati con relazioni sessuali prive di attenzioni o intimità emotiva, allora quello che rende romantico l’amore romantico deve essere qualcosa di diverso dal sesso.

Non c’è abbastanza spazio per spiegare in modo esaustivo in cosa consista questo ingrediente, ma l’aspetto interessante di molte descrizioni dell’intimità romantica asessuale è l’enfasi insistita sulla vicinanza fisica e sulla familiarità. Come dimostra il caso che abbiamo appena citato, a costituire la vicinanza romantica non sono semplicemente la fiducia, i progetti condivisi o la convivenza, ma una sorta d’intimità fisica con l’altra persona e il conseguente senso di condivisione del mondo. Questa “intercorporealità condivisa” come la chiama lo psichiatra e filosofo Thomas Fuchs dell’università di Heidelberg, che “consiste nelle abitudini condivise dell’interazione, create attraverso lo sguardo, il discorso, il tatto, l’abbraccio, l’incontro erotico o sessuale”, svolge all’interno dell’amore romantico un ruolo che sembra diverso da quello dell’amicizia, anche la più intima, e che distingue l’amore romantico da altri tipi di amore senza necessariamente dargli una connotazione sessuale.

L’esistenza di relazioni amorose asessuali ci fa capire che la presunta connessione tra amore romantico e sesso va ridimensionata. Ma vale anche la pena di ricordare che alcune persone asessuali fanno sesso e si divertono. Per definizione, gli asessuali hanno rapporti sessuali senza essere attratti sessualmente dai loro partner. Bisognerebbe tenerne conto quando si parla di appagamento nel sesso. Se prendiamo sul serio le esperienze delle persone asessuali, dobbiamo cominciare ad avere una visione più ampia del sesso che tenga conto di diversi tipi di attrazione, desiderio e godimento.

Se ci pensiamo bene, il motivo per cui desideriamo il sesso è, almeno in parte, strumentale: lo facciamo per piacere, per intimità

Il sesso, soprattutto nel contesto di una relazione romantica, dovrebbe essere intimo e piacevole. Ma l’attrazione sessuale è necessaria? Qualcuno potrebbe pensare che l’attrazione reciproca sia una parte necessaria di un rapporto sessuale appagante, perché il sesso non può essere davvero consensuale se l’attrazione è assente. Siamo sicuramente d’accordo che il consenso è una condizione necessaria per qualsiasi buona attività sessuale. Tuttavia, riteniamo che sia sbagliato presumere che l’attrazione sessuale per una persona c’entri con la questione del consenso in un rapporto. La presenza o l’assenza di attrazione per qualcuno non implica che un’eventuale atto sessuale successivo sia consensuale o no; anzi, spesso le aggressioni sessuali possono manifestarsi anche all’interno di relazioni in cui c’è attrazione reciproca.

A tale proposito, si potrebbe obiettare che il sesso senza attrazione, anche se consensuale, è comunque sesso non desiderato, che viene concesso ma che non è voluto. Che il sesso non desiderato possa essere doloroso è del tutto plausibile, però il sesso senza attrazione può comunque essere desiderato e il sesso con attrazione può essere indesiderato. Una persona asessuale può fare sesso con il partner per sentirlo vicino, oppure per rilassarsi. Può desiderare il sesso anche senza attrazione sessuale. Questo non è necessariamente un aspetto problematico. A volte si pensa che il sesso debba essere desiderato “in quanto tale”, ma è difficile dire cosa significa esattamente. Se ci pensiamo bene, il motivo per cui desideriamo il sesso è, almeno in parte, strumentale: lo facciamo per piacere, per intimità.

C’è una preoccupazione correlata: che in una relazione tra un allosessuale e un asessuale, soprattutto in presenza di dinamiche di potere problematiche, l’asessuale si senta costretto a rapporti sessuali indesiderati. Su questo punto, concordiamo che possano esserci difficoltà nelle relazioni tra persone allosessuali e asessuali, ma non riteniamo che siano insormontabili o che impongano alla persona asessuale di avere rapporti sessuali indesiderati. Peraltro, gli squilibri delle dinamiche di potere in una relazione sono quasi sempre problematici, e nessuno dovrebbe mai sentirsi costretto ad avere rapporti sessuali indesiderati. Infine, anche la norma sociale secondo cui le relazioni romantiche devono essere sessuali contribuisce alla pressione a fare sesso. Ed è proprio questa norma che vogliamo mettere in discussione.

Anche dando per buono tutto quello che è stato detto fino a qui, si potrebbe ancora obiettare che l’attrazione sessuale nei confronti una persona è ciò che rende intima e speciale l’attività sessuale, perché è l’attrazione sessuale che mette l’altra persona al centro dell’attività sessuale. Senza attrazione, l’individualità dell’altra persona potrebbe sembrare marginale rispetto al rapporto sessuale (un’argomentazione simile vale anche per il ruolo dell’attrazione sessuale nell’amore romantico in generale).

In questo caso la risposta è semplice: ci sono molti modi per occuparsi di qualcuno e metterlo in primo piano durante un rapporto sessuale. L’attrazione sessuale non è sufficiente in un rapporto intimo, perché si può essere sessualmente attratti da una persona e fare sesso con lei anche in assenza di fiducia, simpatia o comprensione. Ma l’attrazione sessuale non è neanche necessaria per l’intimità sessuale, perché tutti questi altri elementi possono essere presenti mentre l’attrazione sessuale è assente.

Questa conclusione è supportata dal fatto, spesso sottolineato dalle persone asessuali, che l’attrazione sessuale è una forma di attrazione come un’altra. Per esempio, Decker osserva che “esistono molti tipi di attrazione che sono non sessuali e non romantici, tra cui l’attrazione estetica, sensuale, intellettuale e vari tipi di attrazione emotiva. Questi tipi di attrazione possono manifestarsi indipendentemente l’uno dall’altro o in combinazione con altri, e possono essere ugualmente intensi, profondi e sfaccettati”.

Possiamo trovare una persona bella, seducente, divertente, carismatica e così via senza trovarla sessualmente attraente in quanto tale; queste forme di attrazione, tuttavia, sono più che sufficienti per animare un rapporto sessuale o una relazione romantica. Non neghiamo che un rapporto sessuale appagante comporti qualche forma di attrazione, però neghiamo che comporti necessariamente un’attrazione di tipo sessuale.

Così come un rapporto sessuale appagante può non richiedere un’attrazione distintamente sessuale, anche il sesso piacevole non sempre è sessualmente piacevole. Alcune persone asessuali sono indifferenti al piacere sessuale ma fanno sesso per altri motivi. Il piacere sessuale è un piacere fisico che può essere sperimentato solo attraverso l’attività sessuale. L’asessualità ci insegna che il godimento sessuale può assumere molte forme. Proprio come diversi tipi di attrazione possono animare un rapporto sessuale, ci sono diversi tipi di piacere. Se è vero che, in genere, il piacere sessuale è una parte centrale del sesso per molte persone, è importante sottolineare due aspetti correlati: non tutto il piacere che si prova in un’attività è un piacere esclusivo, o caratteristico, di quell’attività; di solito non valutiamo la desiderabilità complessiva di un’attività esclusivamente in base ai tipi di piacere che la caratterizzano.

Un’analogia può esserci d’aiuto. Mary potrebbe provare piacere a partecipare a una cena d’inaugurazione di un ristorante di lusso anche se non è una buongustaia e non le interessa la cucina moderna, ma semplicemente perché sua figlia è la chef. La cena è motivo di gioia per Mary perché è orgogliosa della figlia e perché è un’occasione per socializzare, ma la sua non è una gioia gastronomica. Ai nostri occhi, però, ha senso dire che a Mary piace andare a cena fuori. Lo stesso vale per l’attività sessuale: qualcuno potrebbe voler fare sesso con un’altra persona, provare piacere nell’atto, ma non provare necessariamente un piacere sessuale (almeno, non se il piacere sessuale deve comportare un’attrazione sessuale). Questa distinzione ci fa capire che il sesso in assenza di piacere sessuale può essere comunque godibile.

Riflettere sull’asessualità ci porta ad ampliare la nostra concezione dell’amore e del sesso. In primo luogo, le esperienze delle persone asessuali nelle relazioni romantiche ci aiutano a chiarire che l’attività sessuale non è necessaria per esprimere amore e intimità. Secondo, ed è l’aspetto più interessante, le esperienze sessuali delle persone asessuali mostrano che abbiamo un concetto troppo ristretto dell’attrazione e del godimento. Esistono molti modi in cui l’attività sessuale può essere godibile e non tutti si basano sull’esperienza dell’attrazione sessuale in sé o del piacere sessuale in sé. È importante contestare questi assunti. La loro diffusione ha portato a una visione molto ristretta dell’amore romantico e del sesso, e a una serie di dubbi inutili e dolorosi su relazioni romantiche ed esperienze sessuali altrimenti appaganti e godibili.

(Traduzione di Fabrizio Saulini)

Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2019 sul numero 1337 di Internazionale. Era uscito su Aeon con il titolo Being asexual.

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