Le due principali coalizioni irachene non sono riuscite a trovare un accordo per formare il governo. E per questo la palla, adesso, è in mano ai candidati indipendenti.

Sono passati sette mesi dalle elezioni del 10 ottobre scorso che hanno definito i due blocchi più numerosi in parlamento. Da un lato la coalizione Salvare la patria, guidata dal religioso Muqtada al Sadr che ha conquistato quasi duecento seggi e, dall’altro, il Quadro di coordinamento, guidato dall’ex primo ministro Nuri al Maliki, che ha fatto eleggere 88 parlamentari. Dal momento che nessuno dei due schieramenti è stato in grado di raggiungere un compromesso per formare il nuovo governo, hanno chiesto agli indipendenti di prendere posizione per decidere la composizione del prossimo esecutivo.

L’impasse politica
Il 4 maggio Al Sadr ha dichiarato via Twitter che adesso tocca agli indipendenti nominare i 40 membri del nuovo governo. E ha promesso di dare il suo appoggio a questa formazione a patto che “nessuno di loro appartenga al Quadro di coordinamento”.

Da parte sua, la coalizione avversaria ha tenuto un incontro urgente per lanciare “una nuova iniziativa” articolata in 18 punti “per uscire dall’attuale impasse politica”. Al punto quattro, l’iniziativa propone ai rappresentanti indipendenti di “nominare un candidato competente, integro, ammissibile e imparziale. Insomma con tutte le qualifiche necessarie per guidare l’Iraq in questa delicata fase della vita del paese”.

Ma i due principali schieramenti politici ora sono in imbarazzo perché hanno oltrepassato il termine ultimo entro il quale dare un governo al paese, che la costituzione fissa a tre mesi dalle elezioni. Il presidente della repubblica Barham Saleh li ha ammoniti rispetto a questa palese violazione della carta.

Le due coalizioni, incapaci di arrivare a una sintesi, mirano a far ricadere la responsabilità dello stallo sugli indipendenti. Infatti sanno bene che i loro 38 seggi non costituiscono affatto un blocco: appartengono a retroterra culturali distanti tra loro e per questo hanno visioni politiche divergenti.

Quindi si perderà ancora tempo. A quanto pare, resteremo ancora con il governo di emergenza destituito di qualsiasi potere.

_(__Traduzione di Francesco De Lellis)_

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