Un tempo le nazioni più popolose al mondo erano in Europa: nel 1950, quattro dei dieci paesi più popolosi erano europei. Ma decenni di tassi di natalità in calo hanno rallentato la crescita della popolazione più che altrove. Nel 2017 il paese europeo con più abitanti, la Germania, è solo il diciassettesimo su scala mondiale. Il tasso di natalità è oggi talmente basso che in molti paesi europei la popolazione totale ha cominciato a diminuire.
Una delle soluzioni a questo problema è attirare un numero maggiore di stranieri. Questa settimana Eurostat, l’istituto di statistica dell’Unione europea, ha spiegato che nel 2016 la popolazione continentale è cresciuta solo grazie all’immigrazione. Il numero delle nascite è stato pari a quello delle morti (5,1 milioni), mentre il saldo migratorio netto è cresciuto di 1,5 milioni, portando il totale a 511,8 milioni. Lo scorso anno in 13 dei 28 paesi dell’Unione sono morte più persone di quante ne siano nate. Ma non tutti hanno visto calare la propria popolazione totale. Un ampio afflusso di migranti in Germania (perlopiù rifugiati siriani) e uno più ridotto in Finlandia e Polonia hanno fatto sì che il numero di abitanti di questi paesi sia comunque cresciuto.
Senza migranti, la popolazione tedesca e italiana declinerebbero rispettivamente del 18 e del 16 per cento
Nonostante tutte le difficoltà politiche che i migranti possono creare, l’Europa avrà bisogno di un numero sempre maggiore di loro se vuole evitare di vedere la sua popolazione ridursi. Eurostat stima che nel 2050 solo in Irlanda, Francia, Norvegia e Regno Unito la popolazione può crescere anche senza immigrazione. Al contrario, Germania e Italia ne hanno un bisogno disperato: senza nuovi arrivati, la loro popolazione declinerebbe rispettivamente del 18 e del 16 per cento. E anche se le migrazioni dovessero continuare, Eurostat prevede che la Germania potrà solo mantenere il proprio livello di abitanti attuale, ovvero 82,8 milioni.
Anche conservando gli attuali livelli di migrazione è improbabile che la popolazione della maggior parte dei paesi mediterranei e dell’Europa orientale possa evitare di diminuire. I paesi dell’est Europa hanno cominciato a perdere abitanti ai tempi del crollo dell’Unione Sovietica. Quando questi paesi sono entrati nell’Ue, ampie fette di popolazione sono emigrate verso altri paesi più ricchi per motivi di lavoro, e la maggior parte di queste persone sono rimaste nei paesi d’arrivo.
In Lettonia, uno dei cinque paesi nei quali, secondo le previsioni di Eurostat, l’emigrazione acuirà il declino demografico, la popolazione è scesa lo scorso anno di un clamoroso 14 per cento. Per quanti partono, la libertà di vivere e lavorare dove vogliono è motivo di enorme soddisfazione. Ma i loro paesi di origine devono affrontare una difficile sfida: attirare e trattenere nuovi lavoratori o aumentare il proprio tasso di natalità. Oppure rassegnarsi a una popolazione che si riduce.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.
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