L’accento del medico dell’ospedale è chiaramente arabo. In una breve intervista radiofonica trasmessa il 19 marzo descrive le gravi condizioni di un soldato israeliano ferito al confine siriano.
Nella nostra realtà distorta un medico araboisraeliano che si prende cura di un soldato ferito è un raggio di luce.
Poco dopo la stessa radio (militare) trasmette le parole della sorella del comandante delle truppe, rimasto leggermente ferito. Lei è molto orgogliosa di lui, spiega che l’esercito è la sua vita: “Siamo una famiglia combattente, facciamo parte da sempre dell’antica e gloriosa terra di Israele”.
Un’altra notizia alla radio: nella notte del 19 marzo un diciannovenne palestinese di Hebron ha attraversato la barriera di separazione ed è stato ucciso dai militari. Grazie ad alcuni amici scopro che “il giovane uomo” era in realtà un ragazzo di 14 anni ed è stato ucciso alle sette del mattino. In questa stagione, prima di andare a scuola, i ragazzi vengono mandati dalle madri a raccogliere gundelie, una pianta spinosa e saporita. Youssef Abu Aker era andato con due amici di 12 e 15 anni. Hanno attraversato la barriera perché sul versante ovest è più facile trovare le piante. La terra, dopotutto, è palestinese da entrambi i lati della barriera.
I due amici di Youssef sono stati arrestati, quindi per avere un’idea più chiara dell’accaduto dovremo aspettare che siano rilasciati. Ma si può già dire che i soldati hanno mentito deliberatamente per nascondere il loro crimine.
Traduzione di Andrea Sparacino
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it