Una mostra sulla fotografia a colori in Russia, dalla sua invenzione alla fine degli anni settanta. L’idea sembra interessante, anche perché il colore è stato sempre una specie di ossessione dei fotografi, sia per motivi decorativi sia per aderire sempre più alla realtà.
Immergendosi nell’eccezionale collezione della Casa della fotografia di Mosca, la curatrice della mostra Olga Sviblova ha scelto un filo conduttore tecnico che le ha permesso di includere nell’esposizione pezzi rari ed eccezionali. Oltre al piacere di vedere foto meravigliose e di fare delle scoperte impensabili, questo tipo di selezione è quasi banale quando si tratta di organizzare dei grandi archivi.
Ma la mostra
Primrose (al Foam di Amsterdam fino al 3 aprile) è eccezionale perché riesce a mostrarci la storia con la s maiuscola a partire da un pretesto tecnico. Tanto più che in Unione Sovietica il colore diventa un fattore ideologico. Partendo dalle foto che precedono la rivoluzione d’ottobre si può vedere come l’impero degli zar sia messo sotto scacco dalla borghesia. Come un certo gusto pittorico si adatta perfettamente alla tematica del potere. Come il rosso s’impone quale colore dominante.
Si vede il disinganno delle avanguardie e il sorgere, dopo la grande propaganda, di correnti sotterranee che preparano alla ribellione. Un tour de force eccezionale in cui concetti e tecnica si compenetrano alla perfezione.
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