Cosa cambia quando si passa da due a tre figli? –Vito
Quando è nato il mio terzo figlio non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea che da quel momento in poi sarebbero stati in vantaggio loro. In effetti sono diventati la maggioranza, ma per fortuna da noi non vige un sistema democratico e quindi noi genitori non siamo finiti all’opposizione. Con tre figli la logistica è decisamente più complicata: per allacciare le cinture dei tre seggiolini stipati uno accanto all’altro sul sedile servirebbero delle manine di fata, non certo quelle di due papà.
Non è più possibile dividersi un figlio ciascuno: in aereo io mi gestisco il piccolo e mio marito le gemelle. E uscire da solo con tutti e tre è una roulette russa: al parco ti ritrovi a far fare pipì a una mentre ne tieni per mano un altro e gridi a un’altra ancora di allontanarsi una volta per tutte da quel maledetto laghetto. Quando eravamo ancora in attesa del terzo ho confidato il mio terrore alla pediatra, che sorridendo mi ha detto: “Guardi che il vero shock è passare da zero a due e non da due a tre. La sua vita non cambierà molto”.
E aveva ragione. Uno tra tutti, il fatto che la notte non si dorme più non è stato certo una novità. Il bello del terzo è che arriva a rompere gli equilibri esistenti, ad arricchire la vita degli altri molto più di quanto ti aspetti. Alla famiglia non si aggiunge solo un altro bambino, ma tutto il microcosmo di nuovi sorrisi, affetti, capricci e idee brillanti che si porta dietro.
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