C’è ancora speranza per opporsi al dilagante fenomeno Peppa Pig? –Andrea
Ricevo da mesi posta su Peppa Pig, ma l’avevo sempre liquidata come una reazione isterica dei neogenitori alle prese con i personaggi per bambini. Era la solita storia: all’inizio ti spaventi ma poi ti rassegni all’idea che, insieme al tuo bambino, hanno traslocato in casa tua una decina di nuovi inquilini di nome Hello Kitty, Teletubbies, l’Uomo ragno o una manciata di principesse Disney.
Poi la settimana scorsa ho passato qualche giorno in Italia e sono rimasto sconvolto: questa maialina inglese è ovunque. Tanto che tornando in Svizzera, dove siamo emigrati anche per sfuggire alle Winx, ho tirato un sospiro di sollievo. Il boom di Peppa Pig in Italia mi ricorda quello che ho vissuto anni fa negli Stati Uniti con Dora l’Esploratrice. Mentre lei insegnava lo spagnolo a milioni di piccoli americani in trance, i genitori ripassavano tutte le parolacce in inglese. Contro di lei. E invece sai cosa ho fatto io? L’ho messa a lavorare per me.
Non ho comprato né bambole né dvd ma solo strumenti utili: e così, grazie alla forchetta di Dora, lo spazzolino elettrico di Dora e, soprattutto, il riduttore del gabinetto di Dora, le nostre figlie hanno fatto passi da gigante in autosufficienza. Ovviamente ora non si ricordano neanche più chi sia Dora, ma io, quando incrocio il suo sguardo tra le pile di dvd a metà prezzo, le bisbiglio sempre: “Gracias, amiga”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it