Una legge promulgata la settimana scorsa dal governatore Mike Pence ha provocato una valanga di critiche e reazioni contro lo stato dell’Indiana.

Il Religious freedom restoration act permette agli esercizi commerciali dell’Indiana di rifiutarsi di servire un cliente sulla base del proprio credo religioso, e si tratta di una risposta dell’area conservatrice all’inesorabile avanzata dei matrimoni tra persone dello stesso sesso in corso negli Stati Uniti.

Leggi simili sono attualmente in discussione in altri sedici stati.

La reazione di rappresentanti politici, istituzioni sportive, celebrità e soprattutto grandi aziende potrebbe mettere in difficoltà l’economia dell’Indiana: si va dal gruppo rock Wilco che ha cancellato un concerto previsto nello stato, fino a misure decisamente più serie come l’annuncio del gigante high tech Angie’s List, che ha bloccato immediatamente un piano di espansione da 40 milioni di dollari della sua sede centrale di Indianapolis.

Gli unici sparuti segnali di sostegno al governatore Pence per ora arrivano da alcuni aspiranti candidati presidenziali repubblicani, ansiosi di sedurre l’area ultra conservatrice del partito.

I legislatori dell’Indiana rispondono alle critiche facendo notare che la nuova norma ricalca una legge federale introdotta da Bill Clinton nel 1993 e che legislazioni simili sono in vigore in altri diciannove stati.

Il motivo dell’esistenza di quelle leggi però è profondamente diverso. Nel 1990 la Corte costituzionale statunitense, all’epoca di orientamento conservatore, aveva emanato una sentenza contro la richiesta di alcune tribù di nativi americani di considerare il peyote, una pianta dalle proprietà allucinogene, come elemento costituente della loro religione.

L’amministrazione Clinton rispose quindi tre anni dopo con una legge d’ispirazione progressista che mettesse la libertà religiosa al riparo dall’intervento dello stato federale.

Oggi quella stessa legge è diventata una strumento brandito dai conservatori per “proteggere le chiese, i cristiani e le loro attività commerciali da chi vuole punirli per le loro convinzioni religiose”, secondo quanto dichiara il governatore dell’Indiana.

Le differenze tra le leggi a tutela della libertà religiosa già esistenti e il Religious freedom restoration act dell’Indiana sono gli intenti e la tempistica: una norma di questo tipo emanata in un momento in cui le corti federali stanno aprendo la strada al matrimonio tra persone dello stesso sesso anche in stati tradizionalmente molto conservatori, è chiaramente un contromossa da parte conservatrice. E in uno stato come l’Indiana, che non prevede nessuna tutela contro le discriminazioni omofobe, si tratta di un via libera alla discriminazione delle persone lgbt.

I sondaggi mostrano un paese apparentemente spaccato: il 47 per cento degli statunitensi crede che gli esercizi commerciali non debbano essere tenuti a servire la clientela lgbt, mentre il 49 per cento è convinta del contrario.

Il dato interessante è però quello diviso per fasce d’età: il 60 per cento degli ultra sessantacinquenni ritiene che sia giusto rifiutarsi di servire clienti gay, ma tra le persone con meno di trent’anni lo pensa solo il 38 per cento.

E le aziende, soprattutto quelle tecnologiche, sanno bene che il futuro appartiene ai giovani.

Il governatore Pence, che ora si ostina a dichiarare che la legge non ha nessun intento omofobo, ha promesso una nuova legge chiarificatrice per mettere in pace gli animi, ma non è detto che questo basti a calmare i cittadini dell’Indiana preoccupati per il boicottaggio in atto.

Oggi, l’editoriale in prima pagina dell’Indianapolis Star intitolato “Fix. This. Now.” chiede che sia trovata subito una via di uscita da una situazione che “ha già danneggiato enormemente il nostro stato e forse anche il nostro futuro economico”.

La battaglia in corso in Indiana deciderà le sorti di tutte le altre nuove leggi omofobe in discussione negli altri stati, a cominciare dall’Arkansas dove la promulgazione dovrebbe avvenire in settimana.

È vero: le norme sulla libertà religiosa sono le stesse già esistenti. Ma a cambiare nel frattempo sono stati i tempi.

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