Giacomo Sartori, Sono Dio
NN editore, 216 pagine, 16 euro
Peccato per il titolo pseudo-provocatorio di questo esilarante romanzo, titolo che comunque ha il merito di segnalare un narratore singolare, il creatore stesso. È un Dio meticcio che a volte somiglia al Padreterno/Yahweh/Allah, a volte ai capricciosi poteri forti dell’Olimpo. Dal suo ovunque nel cosmo, Dio ama guardare il suo creato, ammirando la varietà infinita delle specie viventi e la bellezza delle stelle: qualcuna è “tranquilla come un angioletto”, altre sono “possedute dal demonio” e sputano “spumeggianti scatarrate di lava”. Si lamenta della stupidità degli esseri umani e della loro negligenza criminale nel depredare il piccolo pianeta Terra.
Con il tempo s’interessa in particolare a Dafne: una microbiologa italiana con un lavoro precario, goffa, punk e decisamente atea. Succede che Dio si prende una cotta per Dafne. Perché l’onnipotente, per quanto più saggio e tollerante di noi, è anche maschio, con tutti i limiti della categoria. A questo punto Sartori dimostra di essere all’altezza del suo ambizioso disegno satirico psicologico. Non cerca di far ridere per forza (anche se molto spesso si ride) e non sbaglia mai tono. Una favola comica sulla sorte delle donne e del pianeta, da uno scrittore che sa combinare pensiero con piacevole lettura.
Questo articolo è stato pubblicato l’8 luglio 2016 a pagina 86 di Internazionale, nella rubrica Italieni. Compra questo numero | Abbonati
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