- Il 20 giugno era la giornata mondiale del rifugiato: difficile pensare a un luogo migliore di Ventimiglia per celebrarla degnamente. Su Global project c’è il racconto della manifestazione e delle condizioni dei migranti sul confine tra Italia e Francia.
- Trecentoquindici anni di tratta degli schiavi raccolti in una mappa interattiva di Slate sulla base del Trans-Atlantic slave trade database. Più di ventimila viaggi per trasportare circa dieci milioni di persone dall’Africa all’America (e attenzione: solo una piccola percentuale fu condotta in Nordamerica; quasi la metà fu portata in Brasile).
- Un interessante dialogo, sollecitato da Giuliano Santoro, fra Wolf Bukowski e Nicola Fiorita su Slow food, Eataly, alimentazione sostenibile e filiere da accorciare. Apprezzabile in particolare per la nettezza delle posizioni esposte.
- L’intervento di Fabio Stassi letto a un convegno del 25 febbraio scorso, sulla strage di Portella della Ginestra.
- “Se la città è dotata di parola, che forma o tono avrà? La città in che lingua parla? E come possiamo comprenderla, noi che parliamo un’altra lingua e con voce a dir poco cacofonica?”. Un saggio inedito di Saskia Sassen sulle capacità urbane (un frutto intermedio fra capacità materiali e fisiche della città) tratto dal libro Fare spazio, in uscita per Mimesis.
- Alessandro Grimaldi ha scritto un breve reportage dall’Ungheria, al di qua del muro che il primo ministro Viktor Orbán vuole costruire per bloccare il confine con la Serbia (in una sorta di indifferenza generale).
- Domanda da cento milioni di dollari: perché alcune persone sono particolarmente violente? Cosa le spinge a compiere atti brutali? Tra le risposte possibili, quella sintetizzata da Tage Rai è interessante ma anche abbastanza deprimente: perché ritengono sia un dovere morale.
- L’ipocrisia di chi fa dell’etica una professione: quanti filosofi vivono davvero secondo le regole che propugnano a studenti e lettori? Non molti, secondo l’Atlantic.
- La matita di Tullio Pericoli è un mozzicone che, secondo le parole del suo ultimo piccolo libro, “dovrebbe essere nella mano, essere nelle dita”. Marco Belpoliti lo racconta su Doppiozero, in un articolo corredato di disegni.
- “E adesso, dopo tre anni e mezzo, la vittoria di Syriza. Come interpretarla dal punto di vista di Syntagma? Come si può pensare al rapporto, adesso in Grecia, forse domani in Spagna, tra i movimenti dal basso e i governi che mettono in discussione il neoliberalismo?”. Un’intervista all’architetto Stavros Stavrides su Syntagma e Syriza.
- “‘I can’t write a song to save my life,’ he says. ‘I sit at the piano and try, but all I want to do is rewrite California girls. How am I gonna do something better than that? It’s a fucked-up trip’”. La vita di Brian Wilson dei Beach Boys, che ha compiuto 73 anni il 20 giugno.
- La nuova frontiera del design tecnologico è l’inquietante design che anticipa le scelte, levando di mezzo (secondo i suoi profeti) le decisioni banali che complicano la nostra vita (al riguardo, il commento migliore è questo tweet di Rob Horning).
- Undici fatti sulle armi negli Stati Uniti, dall’ovvio (le armi contribuiscono ad alimentare la violenza domestica, e i luoghi con più armi generano più omicidi) al meno ovvio (c’è circa un’arma per ogni persona in America e il tasso di omicidi sta comunque calando).
- “Stories are ways that we communicate important things, but… stories maybe really are genuinely symbiotic organisms that we live with, that allow human beings to advance”. Una delle conferenze più belle che abbia mai sentito: Neil Gaiman su come le storie resistono, si evolvono, cambiano, muoiono.
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