Richard Saul Wurman, un signore che ha scritto diversi libri sui meccanismi dell’informazione, racconta che un’edizione qualsiasi del New York Times contiene più notizie di quante ne leggesse nel corso di tutta la sua vita un abitante dell’Inghilterra del diciassettesimo secolo.

Wurman parla, per noi cittadini contemporanei, di “ansia da informazione”: siamo sollecitati da una tale quantità di notizie che il risultato è un rumore di fondo indistinto, che genera ansia, appunto, e la cui abbondanza è solo apparente. Lo dimostra bene il paziente lavoro di Project Censored, un’organizzazione statunitense che ogni anno analizza le notizie più importanti e verifica come sono state affrontate dai giornali.

E così si scopre, ma forse non è una sorpresa, che regolarmente “sfuggono” notizie di grande rilievo, “dimenticate” per pigrizia e miopia. O per calcolo.

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