Alcune cose che tutti hanno visto alla manifestazione per il diritto alla casa, sabato 19 ottobre a Roma: settantamila persone con passeggini, bambini, anziani, intere famiglie, cani, palloncini, sole, alcuni negozi aperti, fischietti, tamburi, bandiere (soprattutto rosse), striscioni, cartelli colorati, maschere di Guy Fawkes, camion con casse da cui usciva musica, tende, biciclette.

Le uniche cose che alcuni giornalisti dicono di aver visto: esplosivo, città blindata, zona rossa, wargame, paura, clima di guerriglia, arsenali, manganelli, biglie, martelli frangivetro, assalti ai bancomat e agli esercizi commerciali, carrelli dei supermercati da usare come arieti per rompere i blocchi delle forze di polizia, macchine idropulitrici per spruzzare di vernice le visiere dei caschi degli agenti, bombe carta di varia potenza in arrivo da Napoli, scontri, tafferugli, black bloc, manifestanti incappucciati, vetrine di banche sfondate, sassi, petardi, fumogeni, cariche, cariche di alleggerimento, incendi di cassonetti.

“Un tempo i giornali erano ‘letti’ prima che uscissero, letti interamente, in sede di controllo redazionale. Oggi si ha l’impressione che la prima lettura del pezzo giornalistico avvenga quando il giornale è già in edicola. La stessa etica professionale si è corrotta. Ho l’impressione che i giornalisti non siano più sui luoghi o, più precisamente, che, pur essendoci, è come se non ci fossero, tanto le loro opinioni preesistono ai fatti”. Leonardo Sciascia, 1978.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it