Qualche anno fa è uscito un libro che si intitolava La parola agli esperti. Curato da Christopher Cerf e Victor Navasky, era una raccolta di previsioni sbagliate fatte da scienziati, politici, giornalisti e imprenditori di tutte le epoche.

Come Robert Millikan, premio Nobel per la fisica, che disse: “L’uomo non riuscirà mai a sfruttare l’energia dell’atomo”. Oppure lord Kelvin, fisico britannico, presidente della Royal society, che nel 1897 annunciò: “La radio non ha futuro”. O il presidente dell’Ibm, Thomas J. Watson, che nel 1943 disse: “Non credo che in tutto il mondo si riuscirebbero a vendere più di cinque computer”.

Peccato che il libro non sia più aggiornato, perché un posto d’onore l’avrebbero meritato le previsioni sulle elezioni britanniche, e in particolare sul Partito laburista di Jeremy Corbyn. Alessandro Giglioli dell’Espresso ne ha raccolte alcune, altre sono uscite sui giornali britannici.

Matteo Renzi, segretario del Partito democratico, commentando l’elezione di Corbyn alla guida dei laburisti aveva detto: “Penso che David Cameron sia il più felice di tutti”. Andrea Romano, anche lui del Partito democratico, aveva twittato: “L’unico effetto positivo della Brexit: Corbyn via dalla guida del Labour, dopo catastrofica prova di leadership”. La scrittrice J.K. Rowling l’anno scorso aveva previsto che Corbyn avrebbe portato alla “distruzione del Partito laburista”. E Tom Peck, dell’Independent, che avrebbe condotto il partito “all’oblio elettorale: su questo non c’è dubbio”. Mentre secondo Tony Blair, ex premier britannico ed ex leader laburista, per valutare le capacità di Corbyn bastava farsi una semplice domanda: “Quanto sono preoccupati i conservatori di una possibile vittoria laburista? Per niente”.

Con Tony Blair il Partito laburista prese 13,5 milioni di voti nel 1997, 10,7 milioni nel 2001, 9,5 milioni nel 2005. La scorsa settimana Jeremy Corbyn di voti ne ha presi 12,8 milioni.

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