Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico
Rizzoli, 540 pagine, 21,50 euro
Come hanno spiegato più illustri recensori (tra gli altri Simon Schama, Tony Judt, Israel Bartal), molti argomenti che lo storico israeliano Shlomo Sand presenta in questo libro oggi tradotto in italiano sono piuttosto noti a chi si occupa di storia e di ebraismo.
È risaputo che a partire dalla fine del settecento storici e intellettuali elaborarono miti fondatori per costruire le identità nazionali cercando le origini delle loro patrie. Non sorprende nemmeno che in questa temperie nacque anche l’idea moderna di un popolo ebraico unico, la cui storia antica era fedelmente narrata dalla Bibbia.
Più controverse sono altre tesi che l’autore riprende per mettere in evidenza la distanza che separa quanti oggi consideriamo ebrei da coloro che sono chiamati con questo nome nella Bibbia: come l’idea per cui nell’ottavo secolo furono convertiti alla religione mosaica moltissimi cazari di ceppo turco, che sarebbero i veri antenati degli attuali aschenaziti; o l’ipotesi che alcuni palestinesi di oggi discendano da ebrei convertiti all’islam.
La novità della proposta di Sand sta nell’aver messo tutto questo insieme, per contestare l’uso del passato nel discorso pubblico israeliano usando la stessa metodologia che ha permesso di svelare l’artificiosità di certe storiografie nazionali europee. Una novità che poteva avere l’effetto di una bomba e che non ha mancato di deflagrare.
Internazionale, numero 873, 19 novembre 2010
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