Yan Thomas, Il valore delle cose
Quodlibet, 100 pagine, 12 euro

Secondo Yan Thomas – storico del diritto romano dallo sguardo amplissimo scomparso qualche anno fa – l’operazione giuridica consiste nell’astrarre dalle cose e dalle persone tutte le loro caratteristiche individuali e singolari e vedere come agiscono esclusivamente quando detengono o esercitano diritti.

Questa sua lettura del diritto romano come qualcosa di diverso, astratto e autonomo dalla società gli ha permesso di coglierne alcune caratteristiche sorprendenti e suggestive, come l’antinaturalismo che poteva consentire a un figlio di adottare il proprio padre, o la sua capacità creativa, che si sviluppava attraverso raffinate operazioni di finzione.

In questo studio Thomas osserva il modo in cui il diritto romano vedeva le cose, e scopre che riflettendo sulle norme e le procedure con cui queste potevano essere acquisite, possedute, scambiate, i giuristi romani provvidero innanzitutto a separare un gruppo di cose che non potevano appartenere a nessuno, pertinenti alla sfera del pubblico e del religioso, per poi definire tutte le altre (quelle oggetto di appropriazione e di mercato) come diverse da queste.

La ricostruzione di questa antica operazione intellettuale rivela un modo alternativo eppure lungamente praticato di organizzare le relazioni tra gli uomini: definire una sfera di beni o risorse comuni, fruibili da tutti, e regolare rigidamente il confine che le separa dal resto del mondo.

Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2015 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Cose di tutti e di nessuno”. Compra questo numero | Abbonati

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