Carola Susani, Eravamo bambini abbastanza

Minimum fax, 210 pagine, 13,50 euro

Che strano e fascinoso romanzo ha scritto Carola Susani inventando una vicenda non realistica ma romanzescamente plausibile, che affonda l’ispirazione nella cronaca così come in Dickens, Stevenson, Hugo e nelle favole nere dei bambini in mano agli orchi e alle streghe, affascinati dal pifferaio di Hamelin. È uno di loro, un preadolescente, a raccontare. Rapito alla famiglia da uno strano zoppetto assistito da altri bambini da lui rapiti e che loro chiamano il Raptor, segue i destini del gruppo dal confine triestino fino a Roma, dove la storia avrà la sua soluzione, tragica per il Raptor, che in qualche modo se la cerca, e apparentemente positiva per i ragazzi e l’ultimo rapito, un neonato, tra La Rustica e piazza San Pietro.

Ma chi è il Raptor? Non è uno zingaro, ma un ex religioso che sfida la chiesa e delle cui idee sappiamo il poco che ne sanno i bambini che – con le loro diverse origini e sensibilità, le loro tenerezze e la loro aggressività – vivono con lui la precarietà dell’avventura, in un mondo adulto incerto o ostile, a volte ancora simpatico. Dove “la specie umana va a caso, spazzando via tutto”. Un viaggio iniziatico? Un itinerario mosso da domande senza risposta (il papa tace) ma dove l’andare potrebbe ancora essere, tra libertà e paura, un andare di vita.

Internazionale, numero 944, 13 aprile 2012

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