Robert Sheckley, La settima vittima

Nottetempo, 404 pagine, 18,50 euro

Tornano i racconti di Sheckley, uno dei grandi della fantascienza anni cinquanta e sessanta, maestro del paradosso scientifico e sociologico. Ci sono classici come il racconto che dà il titolo alla raccolta e Licenza di delinquere, Ci facciamo quattro chiacchiere e Pellegrinaggio alla Terra, che portano alle estreme conseguenze tendenze e fenomeni delle società sviluppate.

Altri come Forma, Fammi una domanda stupida o Lo specialista, dimostrano invece un’invidiabile conoscenza della linguistica o della logica, Fantasma V è una bella riflessione su bambini e paura, e La trappola per uomini – storia di una corsa al poco spazio libero in una nazione sovrappopolata attraverso una New York degradata – ha influito sull’immaginario metropolitano-apocalittico di più generazioni.

Il premio del pericolo ha annunciato la nefasta moda dei reality e altrove si insiste sul relativismo antropologico e sulla commercializzazione dei sentimenti. Sheckley parla dell’unificazione del pianeta per effetto del mercato, dei mezzi d’informazione, dell’imperialismo, e il suo è un umorismo più crudele e freddo, più intelligente e apocalittico di quanto non ricordassimo. La fantascienza aveva previsto molto, lasciando agli scrittori di oggi un mondo mutato, di barbari o di robot.

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