Roberto Arlt, I sette pazzi
Sur, 230 pagine, 15 euro
Nella grande noia delle “novità” dicembrine, meglio segnalare dei classici ancora poco noti. Già edito da Bompiani ed e/o, torna il capolavoro di Arlt (1900-1942), l’argentino nemico dell’esotico e del neorealistico che piacciono agli amanti fiacchi dell’America Latina. Visionario, crudele, “dostoevskiano”, Arlt cercò nella letteratura lo sfogo di una tensione sociale e morale non solo sua, nella Buenos Aires di prima di Peròn, dandoci almeno tre capolavori (questo, Il giocattolo rabbioso e I lanciafiamme dove “i sette pazzi” incontrano la loro rovina) dando forza alla lingua popolare e nuova della città-porto.
Lo si contrappose a Borges (e in questo senso la mediazione sarà Cortázar) ma in realtà entrambi rompevano in modi diversi con la tradizione per ridare un senso all’impresa letteraria. I “sette pazzi” sono dei frustrati, dei dilettanti che, nella grande città degli anni venti, dicono, con il loro leader Erdosain disgustato da ciò che è e fa, che “non si può vivere così”. Con lui, il Ruffiano Malinconico, l’Astrologo, Bromberg l’ebreo e gli altri si lanciano in imprese velleitarie, volendo finanziare quella rivoluzione – con un po’ di confusione tra destra e sinistra – che loro non sono in grado di fare. E aprono bordelli nell’immensa provincia del paese. Un romanzo formidabile e insolito, da leggere o rileggere.
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