Arno Camenisch, Dietro la stazione

Keller, 108 pagine, 12 euro

Dobbiamo all’editore Keller di Rovereto molte buone scoperte, e ora anche questo gioiello di uno scrittore dei Grigioni, piccola patria appartata e montana che confina con la nostra e che la nostra ignora. Vi si parla il romancio, e Camenisch, 35 anni, scrive in un tedesco misto di romancio, tradotto genialmente in un italiano misto di tedesco e romancio da Roberta Gado.

Di lui conoscevamo

Sez Ner (Casagrande), storie strambe e crude di quattro pastori su uno sperduto pizzo di monte, ma qui è tutto un paese (40 anime!) che vive attorno a un restorant che fa da osteria e centro del mondo a venirci narrato da un bambino di cui non sappiamo l’età (tra i quattro e i sei anni?) con un linguaggio colorito, immediato, comico e sempre sbalordito. Questa “cronaca” di più stagioni è tra le cose più belle sull’infanzia che leggiamo da anni, scritta dal punto di vista di un’infanzia vera (o di un giovane che la ricorda bene e che ha forse letto Sotto il bosco di latte di Dylan Thomas).

Di storia in storia e per brevissimi capitoli, sole e neve, natura e cultura, vita e morte, umani e animali, indigeni e immigrati (una coppia di italiani), la vita scorre come una continua sorpresa da godere, soffrire, ammirare, e la lingua ha il fascino delle lingue di confine, somiglia nei suoi incroci e connubi a quello per la vita.

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