Quarantott’ore della vita politica italiana. Il presidente del consiglio pronuncia al parlamento un discorso che i commentatori definiscono “moderato”. Poi, durante il dibattito, si addormenta più volte. Chiede a un gruppetto composto per lo più da ex fascisti di votare la fiducia al suo governo, e loro lo fanno.

Il premier sembra dunque avere una maggioranza solida, però gli osservatori sostengono che le elezioni anticipate sono inevitabili. Durante il dibattito in aula un ex magistrato dà dello “stupratore della democrazia” al premier. Tanti anni fa, nel 1994, l’attuale presidente del consiglio, allora eletto per la prima volta, aveva offerto a quello stesso magistrato la poltrona di ministro della giustizia. L’ex pm aveva rifiutato.

Dopo il voto di fiducia il presidente del consiglio esce dal parlamento e incontra un gruppo di suoi sostenitori, a cui racconta una barzelletta antisemita, tutta giocata sull’idea che durante l’ultima guerra mondiale alcuni ebrei si siano arricchiti grazie alle persecuzioni antiebraiche. Qualcuno riprende la “barzelletta” con la videocamera del telefonino e la mette in rete. Il premier si difende dall’accusa di antisemitismo proclamandosi “amico di Israele”.

Nel luglio del 2003, durante un dibattito al parlamento europeo, aveva detto a un europarlamentare tedesco che sarebbe stato perfetto per recitare la parte del kapò di un campo di concentramento. In seguito aveva spiegato di aver voluto solo fare dell‘“ironia”.

Il giorno prima un senatore della repubblica (noto industriale dell’acqua minerale ed editore di giornali) aveva preso la parola in aula, attaccando gli ex neofascisti che sono usciti dalla coalizione di governo. E aveva concluso il suo discorso dicendo ai transfughi ex neofascisti: “Speriamo che abbiano già ordinato le kippah con le quali si presenteranno. Perché di questo si tratta”. Per lui, indossare la kippah è una cosa di per sé negativa. Il discorso è stato applaudito e c’era perfino chi ha riso. Il presidente del senato taceva.

Poi, a chi lo ha interrogato, l’industriale dell’acqua minerale ha dichiarato che le sue parole sono state male interpretate, che “tanto tempo fa” ha visitato Israele e che durante la guerra ha anche contribuito a salvare degli ebrei dalle persecuzioni. “Mi onoro”, ha detto questo senatore-editore, “con la mia famiglia, di aver ospitato, nascosto, protetto e quindi salvato durante la guerra una nota famiglia ebraica romana”.

L’industriale dell’acqua minerale è nato nel 1934 e continua a definirsi fascista. È stato eletto nel 2008 nella coalizione dell’attuale presidente del consiglio. Quattro giorni dopo il suo discorso in senato, ha scritto una lettera di scuse al presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Nella missiva l’industriale dice di aver usato l‘“immagine” della kippah per sottolineare le “tante contraddizioni che hanno contrassegnato la parabola politica” del leader del gruppo dei transfughi, ex neofascista.

La sera del voto di fiducia, nel centro di Milano, un uomo armato viene sorpreso sulle scale del condominio in cui abita il direttore di Libero, un quotidiano di destra che conduce da luglio una campagna contro il gruppo di transfughi ex neofascisti. L’uomo fugge per le scale. Quella stessa sera, nel corso di un talk show televisivo, la responsabilità della presenza dell’uomo armato nel condominio del direttore di Libero è attribuita all’ex magistrato che ha accusato il premier di essere uno “stupratore della democrazia”.

Nello studio televisivo un altro ex neofascista, nemico del gruppetto di ex neofascisti fuoriusciti dalla coalizione, fa un paragone tra ciò che sta succedendo e la violenza politica degli anni settanta. Intanto, su un altro canale tv, un altro ex neofascista, nemico del gruppo dei transfughi, litiga con un ex comunista che oggi è presidente della regione Puglia.

In queste settimane la stampa italiana ha tenuto i riflettori puntati su Adro, una cittadina in provincia di Brescia il cui sindaco ha deciso qualche tempo fa di coprire un edificio scolastico del comune non di bandiere italiane, ma di centinaia di simboli del suo partito politico, un movimento regionalista. Questi simboli sono spuntati sulle sedie, sui posacenere, nei corridoi e perfino su ciascuno dei 700 banchi della scuola. La ministra dell’istruzione ha ordinato di rimuoverli e il presidente della repubblica ha criticato la scelta del sindaco. Il sindaco, dopo aver resistito dicendo che avrebbe rimosso quei simboli solo su ordine del capo del suo partito, alla fine ha deciso di farli togliere.

Intanto a sinistra l’ex sindaco di Roma, che è anche ex segretario ex comunista del più grande partito del centrosinistra, ha deciso di dar vita a una sua corrente, il Movimento democratico. L’ex segretario nega però che il suo “movimento” sia una vera corrente. Ma il “movimento” ha preso le distanze dall’altra corrente, chiamata Area democratica, fondata da un altro ex dirigente dello stesso partito.

Ecco due giornate qualsiasi nella vita politica italiana di questi ultimi tempi.

*Traduzione di Marina Astrologo.

Internazionale, numero 867, 8 ottobre 2010*

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