Nella prima puntata di questa rubrica ho citato una frase della scrittrice Susan Hill. Diceva: “Ogni volta che devo cominciare un romanzo, lo immagino come una montagna e mi dico: ‘Oh no, questa volta vuoi andare troppo in alto’”. Questa frase è la mia citazione preferita sulla creazione letteraria. Perché?
Probabilmente perché è parente stretta del mio aspetto tecnico preferito, quello che per nove scrittori su dieci – me compresa – è il più complicato: la trama. La trama è come una montagna nel senso che è… be’, che è grande. Molti pensano che coincida con l’idea per un libro, ma tra una trama e un’idea passa la stessa differenza che c’è tra una montagna vera e il monticello di una talpa. La trama è un cumulo di idee, spesso in conflitto tra loro.
In altre parole, non si può “pensare a una trama”, perché l’intreccio nella sua interezza emergerà solo mentre si sta scrivendo. Mettiamo che, pur avendo buttato giù una trentina di cartelle, vi sentiate ancora al punto di partenza. Certe parti vi piacciono e avete una vaga idea di dove state andando a parare, ma continua a mancarvi una visione d’insieme.
Poi, una mattina, quando meno ve l’aspettate, mentre state sudando su qualche dettaglio secondario, ecco che di colpo arriva l’illuminazione e scoprite di cosa parla davvero il vostro libro: è quello il momento in cui “trovate” la trama.
Le formule magiche non servono: ci si arriva solo scrivendo, anche se esistono alcuni trucchi che possono aiutarvi.
E qui torniamo a quello che dicevo prima. Scusatemi se ho un tono paternalistico, ma parlare di scrittura spesso vuol dire discutere di cose ovvie. Una trama parla di fatti che capitano, di cambiamenti, di drammi, di conflitti. Se adesso vi ritrovate con un mucchio di pagine con alcuni personaggi interessanti, un paio di buone descrizioni e qualche paragrafo ben scritto, allora vuol dire che nel vostro libro manca una cosa essenziale: il conflitto.
Per rendere operativa la definizione di Susan Hill, diciamo che una trama è una montagna fatta di tutte queste cose: molti avvenimenti, molti cambiamenti, molti conflitti. Ciò non significa che dobbiate riempire il libro di meteoriti o inseguimenti in auto (anche se mi vengono in mente alcuni vincitori del Booker Prize ai quali meteoriti e inseguimenti avrebbero sicuramente giovato).
Cambiamenti e conflitti infatti possono scaturire dalle situazioni più banali e quotidiane: una gravidanza, una persona che si aspetta un avanzamento di carriera e che invece viene licenziata (o viceversa), un commento casuale per cui un personaggio si accorge che tutta la sua vita è una menzogna… Non abbiate paura di sconvolgere la vita dei vostri protagonisti!
Scrivere è un processo delicato: a volte è come andare in bici per la prima volta, quando si ha talmente paura di cadere che si cerca soltanto di andare avanti seguendo una linea retta. Per inventarsi una trama interessante bisogna correre dei rischi.
Nell’Amore fatale di Ian McEwan il protagonista decide che gli serve una pistola per proteggersi da un molestatore psicopatico. Questa scelta avrebbe potuto trasformare il romanzo in un thriller e invece lo fa scivolare verso una scena comica brillante, ma molto realistica, sull’assurdità di procurarsi una pistola.
McEwan traccia un confine molto sottile tra dramma e melodramma, e forse è proprio il suo modo impavido di procedere quando si trova davanti a certi sviluppi della trama – a volte piuttosto inverosimili – ciò che lo rende più interessante di molti suoi contemporanei.
Magari voi non metterete in mano al vostro personaggio una pistola. Magari gli darete un coltello per pelare la verdura o un mattone e – al momento giusto – gli offrirete anche una buona ragione per usarli.
Dunque sfogliate di nuovo il vostro materiale e coloratelo con una nota melodrammatica. Non dev’essere per forza qualcosa in cui c’entri un’arma, ma che ne dite di un furto, un incidente d’auto o un infarto? Si tratta di far fare a uno dei vostri personaggi qualcosa di drammatico, qualcosa che finora non avevate preso in considerazione: uno sviluppo a sorpresa della trama che si rivelerà uno shock per i lettori come lo è stato per voi.
La prossima volta ci occuperemo di questo tipo di sviluppi e daremo un’occhiata ai risultati dell’esercizio sui dialoghi. Dialoghi e trama, infatti, sono molto più legati di quanto possiate immaginare.
Internazionale, numero 670, 30 novembre 2006
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