Il sistema sanitario indiano sta crollando sotto il peso della pandemia: il 26 aprile il paese ha registrato più di 2.700 morti. Circolano video di obitori sovraffollati e familiari in lutto in attesa davanti agli ospedali al completo. Questa tragedia era evitabile ed è in buona parte colpa di un governo incompetente e spaccone. Eppure, a giudicare dal destino di altri politici di estrema destra – il brasiliano Jair Bolsonaro, il britannico Boris Johnson, l’ungherese Viktor Orbán, il filippino Rodrigo Duterte – probabilmente il primo ministro indiano Narendra Modi pagherà un prezzo politico ridotto per i suoi passi falsi.

Come gli altri leader citati, Modi ha passato più tempo a sminuire la gravità della pandemia che a combatterla. All’inizio di marzo, mentre i casi in India aumentavano in maniera preoccupante, si è vantato che il paese sarebbe diventato la “farmacia del mondo”, producendo vaccini per i paesi più sviluppati. Secondo il suo ministro della sanità, l’India era entrata nella “fase finale” della pandemia. A marzo, in un nuovo stadio di cricket ribattezzato con il nome di Modi, decine di migliaia di persone per lo più senza mascherina si sono affollate per vedere le partite tra India e Inghilterra. Un numero decisamente più alto di persone, sempre senza protezioni, ha partecipato ai recenti raduni elettorali del primo ministro nello stato del West Bengala. E circa 3,5 milioni di persone, incoraggiate dai colleghi nazionalisti indù di Modi, hanno preso parte al festival religioso di Kumbh mela. Il risultato? Di fronte a un carico insostenibile d’infezioni e alla carenza di vaccini, l’India ha smesso di esportare dosi e le sta importando dalla Russia. Gli stati indiani inoltre stanno lottando per assicurarsi l’approvvigionamento di beni essenziali come l’ossigeno per uso medico.

Modi ha costruito una realtà alternativa con l’aiuto di giornalisti fedeli e troll dei social network

Il caso di Donald Trump, la vittima politica più importante della pandemia, sembrerebbe un avvertimento. Anche Trump non ha mai smesso di proiettare un’immagine di potenza sovrumana contro il virus, strappandosi melodrammaticamente la mascherina dopo essere guarito. Come Modi, si è rifiutato di sospendere la campagna elettorale durante le peggiori settimane della pandemia, si è congratulato con se stesso per la sua risposta alla crisi e ha incolpato l’opposizione e i leader dei singoli stati per qualsiasi passo falso. Trump ha perso contro Joe Biden in gran parte a causa della sua gestione sprovveduta della pandemia, ma con un margine risicato. Altri uomini forti sembrano avere più probabilità di sopravvivere politicamente. E di continuare così a far crescere il numero di morti che si sarebbero potuti evitare.

Da parte sua, Modi ha indici di gradimento molto più alti di quanto Trump abbia mai avuto. Ed è già sopravvissuto a errori che avrebbero fatto naufragare qualsiasi altra carriera politica, come la demonetizzazione nel 2016 e un pasticciato lockdown nel 2020, che ha causato la più grande migrazione interna mai vista in India dal 1947. Il primo ministro ha prosperato con l’aiuto di qualcosa che Trump non ha mai avuto e di cui quelli come Boris Johnson godono solo sporadicamente: mezzi d’informazione compiacenti. Effettivamente, uno dei motivi per cui questa compiacenza a proposito del virus si è diffusa in India è che Modi ha chiesto personalmente a editori e direttori di concentrarsi sulle storie “positive”.

La crisi attuale sembra più seria di altre che Modi ha dovuto affrontare. Finora le sue affermazioni – come quella, per esempio, secondo cui gli attacchi aerei indiani nel 2019 hanno ucciso decine di terroristi in Pakistan, o che il ritiro di quasi tutte le banconote dalla circolazione ha punito i corrotti – non hanno mai potuto essere verificate nella realtà, perché Modi ha costruito una realtà alternativa con l’aiuto di giornalisti fedeli e troll dei social network.

I tanti morti nella classe media indiana e la carenza di letti d’ospedale e di ossigeno non possono essere negati così facilmente: non richiedono infatti alcuna verifica esterna. Perfino per un illusionista come Modi non sarà facile usarli a suo vantaggio.

Sarebbe tuttavia imprudente prevedere un rapido tramonto di figure simili in India. E lo stesso vale, se è per questo, per qualsiasi altro posto del mondo. La popolarità di Boris Johnson, per esempio, è risalita dopo il successo della campagna di vaccinazione nel Regno Unito. L’esempio britannico suggerisce che non sono abbastanza gli elettori pronti a punire la scandalosa incompetenza dei loro dirigenti.

Gli ultimi anni ci hanno dato un triste avvertimento: l’incantesimo lanciato dai demagoghi del nostro tempo è ancora vivo. Si basa sulla paura e il disprezzo dei nemici interni ed esterni, ed è rafforzato dalla rigida identificazione personale del popolo con il carisma del leader e dalla dipendenza psicologica nei suoi confronti. È un incantesimo che trascende tutti i calcoli politici convenzionali, e non può essere rotto nemmeno dal terrificante numero dei morti.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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