1. Michael Bublé, It’s beginning to look a lot like Christmas

Dài, non scassate le palle di Natale, qua la mano, è stato un anno faticoso e mettiamo da parte rancori, stridori, angosce alternative e consimili raccapricci; sistemiamoci in salotto e mettiamo qualcosa che non metta in fuga la nonna. Questo del crooner italocanadese è il benchmark di Natale, ci sono quelle orchestrine attente anni cinquanta, c’è quel teporino chocolate box (la versione coi cioccolatini esiste davvero) e ci sarà pure un’infusione alla cannella da qualche parte. Oh, un po’ di pace anche nella playlist per una volta.

**2. Dawn McCarthy & Bonnie “Prince” Billy,* Christmas eve can kill you***

“Il rumore di un uomo che cammina nella neve ti può spezzare il cuore”. Figurarsi questa melodia tendente al dolcissimamente triste degli Everly Brothers (uscita su Stories we could tell, album del 1972, quando i due fratelli country cresciuti nel Tennessee erano già stufi ma ancora bravi) e reinterpretata da due delle voci più struggenti in circolazione (il loro album di versioni degli Everly, What the Brothers sang, esce a febbraio). Ideale per chi esce da una storia con una renna e nel traffico di slitte s’immalinconisce.

3. Tracey Thorn, Joy

Ammiriamo questa cantante dal naso triste come una salita fin dai tempi degli Everything But The Girl, e già dal titolo del suo album di Natale,* Tinsel and lights*, capiamo che ci guiderà alla larga dai centri commerciali e non ci porterà mai quegli stucchevoli panettoni farciti di zabaione e pistacchi. Come una Chuck Norris canora, è imbattibile nel trapassare la peggio retorica con la dolceamarezza della sua sinfonica voce da cristallo di neve. Sul suo sito (www.traceythorn.com) c’è anche il calendario d’avvento. Sì, compreremmo una renna usata da lei.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it