1. Son del centro, Son de la caña

Il blues del migrante clandestino sul tetto del treno, verso una terra straniera. Forse il momento più emotivo di un’odissea struggente raccontata con piglio molto asciutto, combattendo la retorica ad ogni costo, nel film La gabbia dorata, in cui un gruppo di ragazzi affronta il viaggio tra Guatemala, Messico ed Estados Unidos, lasciando per strada sogni, scarpe, persone. È una gran canzone questa, e per chi ha amato Todo cambia di Mercedes Sosa, un altro treno centramericano da non perdere. Ascoltare, anche subito, su myspace.com/sondelcentro.

2. Drifting Mines, Water or gasoline

E questi narcocorridos dell’Eur (tendenza Infernetto) dove li mettiamo? La loro On the road è un tamponamento sulla Casilina, il punto d’arrivo forse un live al Circolo degli Artisti. Ma sono giovani energetici romani con afflato garage punk-spaghetti-texmex e anche un po’ fragilisti, e ci sta pure che cantino in un inglese da quasi messicani, adorino il dio serpiente e siano in odor di mezcal nelle notti novembrine. E comunque hanno l’album Comeback in uscita e questo singolo già fuori, e benza e birra a sufficienza per arrivare a El Paso, o almeno a El Pigneto.

3. Ornella Vanoni, Non è questa casa mia

Vabbè, lei si ferma qui, dice; e liberi tutti di trovarla a tratti adorabile a tratti straziante. Sempre diva di frontiera però, e “coloro che si fermano a contare gli spicchi di luna in un cielo scuro” (Ornella dixit) possono mettere su questo pezzo (nell’album Meticci, sedicente passo d’addio) e credere di capire l’esistenza sul limite di una bambina sperduta nelle badlands dell’amore a consumo. Comunque sia, tutti in piedi ad applaudirla, alla fine, quando (a dicembre) transiterà dalle sue notti borderline al Blue Note milanese.

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