1. Eua, La storia
“Mi sento grande come il potere d’acquisto degli ultimi anni della lira”. Affacciarsi così, con senso della prospettiva, nel mondo affollato della ballata ironico-significativa, alle calcagna dello Zeitgeist anche se musicalmente non troppo sorprendente, l’abbecedario con i segnalibri giusti, da De André fino ai Perturbazione; una praticità di Parma, un senso del surreale e un titolo bello e condivisibile per l’album: Tanto valeva viver come bruti. Ebbene, così bardati possono affrontare l’inverno, e si lasciano ascoltare con curiosità superiore alla media.
2. Tintinette Swing Orchestra, Sweet Dreams
Proprio nei giorni in cui tra bacheche cazzeggione spunta il cartello “Sweet dreams are made of cheese / Who am I to dis a Brie?”, ecco la medesima pietra miliare degli Eurythmics parafrasata in un modo ancor più contundente: dall’arrangiamento di swing leggero tendenza ukulele spazzole e kazoo bucato; ma è il timbro vocale di Annamaria Tammaro, da punkadolescente lasciva con tonsille passibili di tagliando, che resta impresso nell’album Resistenza è amore…, il resto sono esercizi di stile e gesti rapidi da sciuscià.
3. Claudia Cantisani, Pezzettini di pazienza
“La bellezza gira nuda in bicicletta / fischiettando ti saluta e se ne va”. Fantasia illustrata nella copertina dell’album Storie d’amore non troppo riuscite; siamo in territorio cocktail jazz swingante, e lei è una fredbuscagliona decaffeinata e denapolitanizzata. Allegrie ma non troppo agevolmente collocabili nel territorio del “carino”, con menzione speciale per il lavoro degli strumentisti assemblati dal saxista Felice Clemente; musica leggera per chi ama le serate al Blue Note quando non ti devi sforzare troppo; solite perle, solite scarpe bicolori.
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