“Non esiste felicità nella vita, solo lampi di felicità”. È Vladimir Putin ad aver pronunciato questa frase estremamente pragmatica, il 16 giugno, dopo il suo incontro con Joe Biden.

È possibile che il vertice ginevrino sia stato uno di questi “lampi di felicità” nel cielo oscuro delle relazioni russo-statunitensi? “Felicità” sembra una parola un po’ eccessiva, soprattutto a giudicare dal tono delle due conferenze stampa (separate) seguite all’incontro. Ma l’evento smorza sicuramente le tensioni, e non è poco.

Proseguendo sulla strada delle metafore, Biden ha fatto ricorso a un vecchio proverbio inglese per analizzare il vertice, traducibile con “per capire se il pudding è buono bisogna prima assaggiarlo”. In altre parole, bisognerà aspettare per giudicare.

Senza dubbio l’esito dell’incontro è stato il meglio che i due leader potessero sperare, soprattutto considerando gli affondi che si erano scambiati in passato: un dialogo in cui sono stati messi sul tavolo tutti i dissapori, ma con rispetto e senza atteggiamenti fuori dalle righe.

In attesa di assaggiare il pudding di cui ha parlato Biden, possiamo rilevare un primo segnale del calo della tensione: gli ambasciatori dei due paesi, dopo il doppio ritiro all’inizio dell’anno nel momento di massimo confronto, tornano ai rispettivi posti.

I rapporti di forza sono importanti, ed è precisamente questo il senso del confronto tra Biden e Putin

Ma non basta. Su uno dei temi più concreti dell’incontro, quello degli attacchi informatici che secondo Washington sono imputabili a Mosca, Biden è stato molto specifico, e presentato a Putin una lista di sedici categorie di infrastrutture cruciali che chiede di sottrarre a ogni attacco. Il presidente degli Stati Uniti ha inoltre fornito al suo collega informazioni sui gruppi criminali attivi sul suolo russo e responsabili degli attacchi con richieste di riscatto, come quello che ha colpito recentemente un oleodotto negli Stati Uniti. Biden ha deciso di attendere qualche mese per valutare la reazione di Mosca.

Tuttavia il presidente americano ha anche sottolineato che in caso di nuovi attacchi gli Stati Uniti risponderanno con la stessa moneta, ovvero attraverso aggressioni digitali. Siamo a un punto di svolta: sarà l’inizio della definizione di un codice di condotta nel mondo informatico o di un inasprimento della tensione potenzialmente disastroso?

Stare in guardia
La prima lezione che possiamo trarre da questo vertice è che i rapporti di forza sono importanti, ed è precisamente questo il senso del confronto tra Biden e Putin, ovvero tra Stati Uniti e Russia.

Ma al di là della possibilità di intendersi su come dissentire, un passo essenziale per avviarsi verso la distensione e la “prevedibilità” (parola usata da Biden), non bisogna attendersi grandi cambiamenti. Putin non libererà Alexej Navalnyj, il suo oppositore incarcerato di cui non ha voluto nemmeno pronunciare il nome durante la conferenza stampa, né cambierà la sua politica in Ucraina e Bielorussia.

Questa è anche la valutazione dell’Unione europea, che il 16 giugno ha pubblicato un documento strategico in cui Bruxelles sottolinea che non è il caso di sperare in un miglioramento rapido dei rapporti con Mosca. Il documento di 14 pagine mette in guardia gli europei contro le manovre russe di destabilizzazione, pur manifestando la speranza di progredire sui temi comuni.

Se una soluzione è impossibile a breve termine, almeno si può pensare di negoziare regole di buona condotta per scongiurare quelle che Biden ha definito “guerre accidentali”. Forse è questa la definizione dei “lampi di felicità” di cui parlava Putin.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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