Sicuramente vi ricorderete dell’Aukus, l’alleanza tra gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia il cui atto di nascita, diciotto mesi fa, aveva comportato la cancellazione di un megacontratto per la vendita di sottomarini francesi a Canberra. Per Parigi il processo di riconciliazione con i paesi in questione è stato progressivo: prima è arrivata la pace con gli Stati Uniti, poi con l’Australia dopo un cambiamento della maggioranza al potere e infine con i britannici, più vicini e dunque più difficili da perdonare.
Da quel momento non abbiamo più sentito parlare dell’Aukus (acronimo inglese formato da Australia-United Kingdom e United States), fino a quando, il 13 marzo, Joe Biden ha riunito in una base navale i primi ministri di Regno Unito e Australia, Rishi Sunak e Anthony Albanese. L’obiettivo? Dare corpo a questa alleanza fra le tre potenze anglofone per contrastare un avversario comune: la Cina, naturalmente.
I tre paesi hanno presentato un piano per la sostituzione dei sottomarini francesi a propulsione classica con altri dotati di motori nucleari. Si tratta di un progetto complesso alla luce delle regole ferree sulla vendita di tecnologie nucleari a un paese non nucleare. Di fatto, l’Australia non riceverà i sottomarini di cui ha bisogno prima del prossimo decennio, a essere ottimisti.
Alleanze e acronimi
Oggi la regione indo-pacifica è il teatro di tutte le rivalità globali. L’area è il centro di gravità demografico, economico e militare del mondo. Anche se gli Stati Uniti sono molto attivi contro la Russia in Ucraina, è a questo contesto che dedicano buona parte della loro attenzione, con una strategia dal profumo di guerra fredda.
Come ai tempi del contrasto con l’Unione Sovietica, infatti, oggi assistiamo a una proliferazione di acronimi che rappresentano alleanze di vari paesi attorno a Washington. L’Aukus, ultima alleanza in ordine di tempo, associa tre paesi molto vicini: il Regno Unito fa parte della Nato, mentre gli australiani sono stati sempre al fianco degli statunitensi: guerre mondiali, Corea, Vietnam e Afghanistan. Si sono sempre presentati all’appuntamento, insomma.
Questo approccio rischia di trascinare l’intera regione in una corsa agli armamenti
Ma esistono anche altre organizzazioni. Il Quad riunisce in modo più informale l’India, il Giappone, l’Australia e gli Stati Uniti, per non parlare dei trattati di difesa tra gli statunitensi e il Giappone o la Corea del Sud.
La Cina non si sbaglia: denuncia una strategia di “accerchiamento”, un termine eccessivo trattandosi di un paese popolato da un miliardo e mezzo di persone, ma che si avvicina molto alla realtà. Durante la guerra fredda si parlava di “arginamento”.
L’Aukus, evidentemente, non ha altra ragion d’essere se non quella di organizzare il sostegno militare in caso di conflitto aperto con la Cina a Taiwan o nel mar Cinese meridionale.
Teoricamente dissuasivo, questo approccio rischia di trasformarsi in una profezia che si autoavvera e di trascinare l’intera regione in una corsa agli armamenti già avviata su tutti i fronti, inquadrando la rivalità soprattutto sul campo militare.
La regione indo-pacifica è il luogo principale dell’innovazione e della produzione economica nel mondo, ma questa concorrenza si svolge all’ombra di una rivalità strategica esacerbata. Probabilmente l’Aukus non farà che alimentare ulteriormente un’insicurezza crescente.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it