Secondo lo Stockholm international peace research institute (Sipri), nel 2012 la spesa militare dell’Italia è stata di 26,46 miliardi di euro, in calo di circa il 6 per cento rispetto al picco storico del 2008, quando aveva toccato i 28,16 miliardi. La crisi e i conseguenti tagli al bilancio hanno avuto un impatto – sia pure modesto – sulle spese militari italiane.
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lavoce.info Vincenzo Scrutinio compara le risorse assorbite dalla spesa militare (in rapporto al pil) rispetto ad altre funzioni dello stato come l’istruzione e la protezione sociale (spesa per abitazioni, famiglie, disoccupazione e spese di contrasto all’esclusione sociale). Il confronto fa riflettere: la nostra spesa militare risulta più o meno in linea con quella di altri paesi europei, di poco superiore rispetto a quella della Germania (+0,4 per cento del pil) e di quasi un punto percentuale superiore a quella spagnola, fortemente ridotta negli ultimi anni.
Colpisce il fatto che la spesa militare sia solo di poco inferiore a quella per la protezione sociale. Negli altri paesi la spesa militare è nettamente inferiore. Anche nell’Europa del sud, dove i programmi di assistenza sociale sono notoriamente bassi. In Spagna la protezione sociale riceve 4,5 punti di pil in più della spesa militare.
Certo, gli impegni internazionali e il fatto che una parte consistente della spesa militare sia impiegata in stipendi, rendono difficile un suo ridimensionamento. Ma la gravità della crisi e la necessità di trovare risorse in tempi rapidi per la protezione sociale impongono un’attenta riflessione sulle priorità.
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