Nel 2012 il pil del Brasile è cresciuto dello 0,9 per cento. È un dato molto negativo se si pensa che nel primo decennio degli anni 2000 il paese sudamericano ha registrato una crescita media del pil di poco inferiore al 4 per cento.
Il governo brasiliano sta cercando di promuovere il paese dandone un’immagine sicura e stabile, ma le rivolte di queste settimane rappresentano un serio campanello d’allarme.
La disoccupazione è al minimo storico (4,6 per cento), ma preoccupa l’inflazione alta (6,5 per cento), segno che ci sono ostacoli di natura strutturale alla crescita dell’economia. Il governo della presidente Dilma Rousseff sta attuando politiche che hanno l’obiettivo di creare un ambiente più favorevole all’imprenditoria. In questo modo il Brasile cerca di non perdere gli importanti investimenti che arrivano dall’estero.
Ora, però, dovrebbe rimuovere gli ostacoli alla crescita, soprattutto quelli di natura burocratico-istituzionale. L’era d’oro del Brasile non è ancora finita, ma i rischi economici e sociali crescono.
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