Il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker, contestato per aver facilitato l’elusione fiscale di grandi imprese quando era premier del Lussemburgo, ha annunciato un piano d’investimenti pubblici da 315 miliardi. Ma questi soldi ci sono? Le risorse disponibili sono due miliardi presi dal bilancio dell’Unione.
Altri cinque miliardi dovrebbero arrivare dalla Banca europea degli investimenti, che però non ha ancora deliberato in merito, e 14 miliardi potrebbero essere dirottati dai fondi strutturali, che peraltro hanno finalità simili ai programmi di Juncker. Sulla carta, quindi, ci potrebbero essere 21 miliardi. Ma come si arriva a 315? Grazie alla leva finanziaria.
Sarà creato un fondo che prenderà in prestito da privati o da governi le risorse per i progetti d’investimento, usando come garanzia i 21 miliardi. Per arrivare a 315 miliardi, serve una leva di 15 a 1, cioè bisogna raccogliere 14 euro per ogni euro di capitale. Non risulta che fondi d’investimento pubblico siano mai riusciti ad attivare una leva finanziaria più alta di 3 a 1, neanche ai tempi della finanza allegra. E oggi che le banche e le imprese stanno riducendo il loro indebitamento, Juncker pretende che la leva sia cinque volte superiore.
I progetti infrastrutturali che il presidente della commissione vorrebbe finanziare sono ad alto rischio. Per capire a cosa andrebbe incontro chi presta soldi al fondo con una leva così alta, basta pensare che se il capitale investito si svaluta del 6,7 per cento, il capitale complessivo del fondo si azzera. E perdite superiori al 6,7 per cento finirebbero per ricadere su chi ha prestato i soldi.
Questo articolo è stato pubblicato il 5 dicembre 2014 a pagina 115 di Internazionale, con il titolo “315 miliardi”. Compra questo numero | Abbonati
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