Nei mesi scorsi sono stati presentati quattro rapporti Ocse sull’economia di altrettanti paesi: Cile, Cina, Germania, Israele. L’ovvia profonda diversità delle quattro realtà ha richiesto analisi diversificate che proprio per questa loro diversità fanno bene emergere e cogliere alcune costanti delle analisi Ocse.
Una prima preoccupazione è mettere in rilievo le condizioni di eguaglianza ed effettiva inclusione delle popolazioni, una seconda è collegare a ciò l’analisi dei sistemi educativi, visti come chiave di sviluppo dell’inclusione sociale e come fattore determinante della crescita economica.
Così per Israele si rilevano fattori macroeconomici positivi e i livelli di scolarità alti, “impressionanti”, della popolazione in età di lavoro, ma si insiste sui risultati mediocri nelle comunità di arabi israeliani e ultraortodossi e sulla complessiva debolezza delle competenze essenziali di base (lingua, scienze, matematica).
In Cina è sottolineata l’ineguaglianza tra le aree sviluppate dell’est e le immense aree deprivate dell’ovest, dove poco spazio è dato all’istruzione anche nei piani di sviluppo.
In Cile la diseguaglianza è creata da disparità di accesso alla scolarità, con ricadute negative sull’università.
In Germania si sottolineano gli effetti negativi, anche nella produzione, del sistema “duale” (licei da un lato, scuole professionali dall’altro) e dell’eccessiva specializzazione della formazione professionale, inadatta alle esigenze di un mondo che cambia velocemente.
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