È certo che nelle scuole di tutto il mondo le ragazze hanno propensione alla lettura e abilità di comprensione molto superiori rispetto ai maschi, mentre solo in parte li superano per le scienze e in matematica hanno punteggi medi un po’ inferiori. La lettura è femmina, pare, e in molti paesi, per esempio in Italia, è così anche fuori della scuola. Del problema si stanno occupando nel Regno Unito affrontandolo in un modo molto pragmatico.
Il paese conosce buoni indici di diffusione della lettura, ha eccellenti biblioteche e pratica largamente la lettura familiare ai piccoli in età prescolare. Ciò però non si riflette a sufficienza nei livelli scolastici di comprensione dei testi misurati dalle ricerche comparative internazionali. Tra i quindicenni il livello complessivo (494 punti) supera di poco la media dei paesi Ocse (491 punti). Lo tirano in basso i mediocri risultati dei maschi che leggono meno e meno bene delle ragazze: 481 punti contro i 506 delle ragazze.
Scarto non eccezionale rispetto ai 40-50 punti di scarto di altri paesi (tra cui l’Italia: 463 i maschi, 509, sopra la media Ocse, le ragazze), come i 55 della Finlandia. Ma in un paese in cui la lettura è sacra e la classe dirigente sa quanto essa conta per la vita anche economica, parlamento e governo si sono mobilitati per delineare strategie che nelle scuole portino anche i maschi a leggere di più, come informano il National literacy trust nel sito Words for life e Miria Savioli in Pepe (ottobre-dicembre 2012).
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