Grandi schermi al plasma si succedono uno dopo l’altro, irradiando luce nello spazio espositivo più grande della città. La Fiera informatica 2011, che si tiene in questi giorni all’Avana, ci ha messi di fronte al nostro medioevo tecnologico: i progressi nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni rimangono un miraggio per gli abitanti dell’isola.
Da tre anni l’installazione di un cavo sottomarino di fibra ottica tra Cuba e il Venezuela si è trasformato nella carota agitata davanti agli assetati internauti dell’isola. Questa settimana il cavo ha raggiunto la zona orientale di Cuba, con la promessa di moltiplicare per tremila l’attuale larghezza di banda.
All’inizio il governo ha detto che i kilobyte del cavo erano destinati a istituzioni e organizzazioni statali. Ma poi il viceministro delle telecomunicazioni, Jorge Luis Perdomo, ha dichiarato che non ci sono “ostacoli politici” per aprire l’accesso a internet alla popolazione. Sono state anche sbloccate dai server cubani due importanti piattaforme di blogger censurate dalla metà del 2008.
Tutti ci chiediamo se le dichiarazioni di Perdomo e la fine del boicottaggio contro questi blog siano solo una misura temporanea. Potrebbe anche essere un cambiamento di strategia motivato dalle pressioni interne ed esterne, soprattutto di fronte al fallimento della politica di chiusura. Forse hanno capito che non c’è niente di più attraente di una cosa proibita.
*Traduzione di Sara Bani.
Internazionale, numero 885, 18 febbraio 2011*
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